Milano,
28
ottobre 2015
Comunicato
stampa
Ora che anche la Procura di
Milano ci ha dato ragione
troviamo la cura per questo fiume prima che sia troppo tardi
Basta cemento vicino al torrente,
ripuliamo le acque e delocalizziamo
le aree produttive e
abitazioni a rischio
Da
decenni
Legambiente e le associazioni del territorio denunciano lo stato
di
degrado del torrente Seveso e del suo territorio. Spesso
controcorrente e
lasciati soli dall'immobilismo delle amministrazioni, vediamo
infine riconosciute
le nostre ragioni da parte della Procura di Milano che oggi ha
ufficializzato
un lungo lavoro di mappatura, svolto dalle Polizie provinciali e
dal Corpo
forestale, di tutte le criticità e gli abusi perpetrati in più
di cinquant’anni
lungo il corso d'acqua.
Legambiente
plaude
a questo lavoro necessario e fondamentale, ma che sarebbe stato
utile
realizzare da parte delle istituzioni sovralocali, prima di ogni
programmazione
urbanistica e di sistema. Adesso che il
problema è noto a tutti, bisogna trovare la cura, ma soprattutto
il percorso
per prevenirne che le situazioni si aggravino. Ovvero bisogna
avere una vision del
futuro per tutto il
sottobacino del Seveso. Un’idea coerente e condivisa dalle
amministrazioni
comunali, che poi sul territorio devono calarla in maniera
attiva e
partecipata. Non più subendo le istanze dei privati, per quanto
importanti, ma
dirigendone le scelte verso un disegno comune. Il gruppo tecnico
dei Contratti
di Fiume sta realizzando un Piano di Sottobacino che riteniamo
importante, ma
parallelamente devono essere approvate norme coraggiose per
rendere il principio
dell'invarianza idraulica una realtà diffusa in Lombardia
(le acque
prodotte in un territorio urbanizzato dovranno essere gestite
nel territorio
stesso), il vincolo di non edificabilità a 10 metri dal
corso d'acqua inderogabile
e pensare in un futuro a delocalizzare aree produttive e
abitazioni a
rischio. E' chiaro a tutti inoltre che, finchè dovremo gestire
acque di
qualità fra il pessimo e lo scadente, tutto sarà più complesso.
Sia in termini
di rapporto con i cittadini che di sicurezza per la qualità
delle acque di
falda. Fondamentale è chiudere il problema del collettamento e
testare il
sistema depurativo del Seveso. Mai più acque di fogna nel Seveso
o nei suoi
diretti affluenti.
“E’ una sfida impossibile? Noi pensiamo di no – dichiara Lorenzo Baio, settore acqua di Legambiente Lombardia - La riqualificazione della Ruhr in Germania, un'area che assomiglia a quella del bacino Lambro Seveso e Olona, ci insegna che è possibile disegnare un progetto di drenaggio urbano che sia capace di rispondere in modo flessibile agli eventi climatici, garantisca miglior efficienza d'uso della risorsa e una superiore qualità delle acque restituite ai corpi. Il tutto riqualificando un territorio vasto ed estremamente complicato. Chiediamo anche ai comuni del sottobacino del Seveso, coadiuvati dallo strumento dei Contratti di Fiume, di farsi portavoce di una nuova visione perché si passi dalle parole ai fatti”.
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