mercoledì 2 settembre 2015

Un parco extralarge (tra cinque Comuni) sul corso del Lambro

 Oggi l’atto di nascita del corridoio verde Milano offre 300 ettari alla periferia Est

Si firma mercoledì l’atto di nascita di un nuovo grande parco metropolitano. Ha da tempo un nome: Parco della Media Valle del Lambro. I primi passi per realizzarlo sono stati fatti vent’anni fa, quando i comuni di Sesto San Giovanni, Brugherio, Cologno Monzese e Monza siglarono un patto, definendone i confini e mettendo nel tempo in cantiere opere per sei milioni di euro. Ma la svolta è arrivata ora, con l’ingresso di Milano che porta una dote di ettari (300) di terra da restituire alla natura tali da raddoppiarlo. Un tassello fondamentale, perché con il nuovo polmone verde, come in un puzzle, si completi un vasto sistema di parchi metropolitani, dal Parco Nord al parco Agricolo Sud al parco di Monza.
Fiume bistrattato
S’apre però anche una nuova pagina di storia per uno dei fiumi più bistrattati e sfruttati d’Europa, il Lambro. La convenzione tra i cinque Comuni vuole dare il «la» al riscatto di tante periferie attraversate dal corso d’acqua, che fu per lungo tempo l’asse della proto-industrializzazione della Brianza, l’unico dei tre fiumi milanesi che scorre in città a cielo aperto, attraversando Cascina Gobba, Cimiano, Parco Lambro, Lambrate - dove c’era lo stabilimento meccanico della Innocenti che nel dopoguerra lanciò lo scooter con il marchio Lambretta ispirato al fiume - , Ortica, parco Forlanini, Ponte Lambro, Monluè. E che ancora oggi riceve i reflui dei depuratori delle grandi città.
Due snodi
Il polmone verde si snoda lungo il corso del fiume. E con l’ingresso di Milano e l’ampliamento dei confini conquista due snodi fondamentali. Lo spiega bene l’architetto Luca Ceccattini, che fino ad oggi è stato il presidente del parco. «Il primo snodo è all’incrocio con il canale Martesana e i suoi itinerari ciclo-pedonali, il secondo con l’ampliamento a Monza all’incrocio con il canale Villoresi, che compie il tragitto dall’Adda al Ticino. I due snodi permettono al Parco di aprirsi su un sistema vastissimo di aree fruibili e su luoghi storici».
La periferia
L’operazione mette in connessione parchi prestigiosi - parco Lambro e Forlanini - nuove acquisizioni - Adriano, Maserati - e le aree agricole attorno a Cascina Gobba e Rubattino, includendo antiche cascine, da San Gregorio a Biblioteca, fino alla Cascinazza di Monza, strappata a progetti di speculazione edilizia. Nel 2010 i sostenitori organizzarono gli stati generali del parco. Allora arrivò l’adesione formale di Milano. Ma Ceccattini spiega: «La svolta c’è stata con il nuovo Pgt. Determinante è stato il lavoro dell’ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris. Milano ha fatto un lavoro poderoso, ha finalmente segnato i confini e introdotta la tutela inserendo il parco nel Pgt». Il parco oggi si amplia a 6,6 milioni di metri quadrati lungo gli 11 chilometri che vanno dal centro di Monza al Forlanini. Una delle aree più compromesse della Città metropolitana, nella quale convivono problemi legati alla questione «ambientale» per la presenza di impianti tecnologici, demolitori, cave, vecchie discariche, infrastrutture viabilistiche, complessi produttivi, aree libere da riqualificare. Ma anche denso di storia, con i suoi ex forni siderurgici grandi come cattedrali, bacini d’acqua per gli idrovolanti, ville di pregio. E per la prima volta, conclude Ceccattini, «un progetto ha come epicentro non luogo centrale città ma della periferia, e ha un’anima sociale oltre a quella ambientalista».

Fonte: Corriere della Sera - Articolo di Paola D'Amico del 2-9-2015

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