martedì 2 dicembre 2014

Livigno: lo Ski Business minaccia l'ultimo paesaggio del silenzio nella conca del Piccolo Tibet

Milano, 2 dicembre 2014                                                                                Comunicato stampa
  
“Difendiamo la Vallaccia”
Legambiente dal giudice contro il nuovo impianto sciistico nel sito protetto dalla UE

A rischio pascoli e prati nel regno della pernice bianca e dei grandi rapaci alpini


Decine di ettari di sbancamenti, piloni e strade nella valle più incontaminata tra quelle che confluiscono nella conca di Livigno: la Vallaccia, che comincia a Trepalle, il centro abitato più alto d'Europa, è una spettacolare distesa di pascoli e prati da sfalcio, dove ancora oggi si pratica l'allevamento d'alpeggio, ma in cui hanno trovato casa alcune tra le specie di uccelli più spettacolari e protetti dell'arco alpino, come il piviere tortolino, il gallo forcello, l’aquila reale, il gipeto, fino alla sempre più minacciata pernice bianca. Una valle conservata grazie a secoli di attività d'alpeggio, ancora ben presente, in cui gli unici edifici del fondovalle sono una manciata di tee, le tradizionali abitazioni rurali del Livignasco. Questo è quanto rischia di sparire per far posto a nuove piste da sci e impianti di risalita. Le ruspe sono pronte a mettersi al lavoro ma Legambiente non ci sta e ha presentato un ricorso per bloccare il progetto che devasterebbe il Sito di Interesse Comunitario “Vallaccia - Pizzo Filone”, interamente nel territorio amministrativo di Livigno. Tutto parte dal progetto presentato dal gestore degli impianti a fune del Monte della Neve, cresta montana che sovrasta la Vallaccia e la separa dalla valle di Livigno: la società Mottolino s.p.a. intende infatti realizzare di una nuova seggiovia a sei posti che collegherebbe proprio la località Vallaccia con Monte della Neve. Per ottenere le autorizzazioni necessarie però la società ha mascherato il progetto del nuovo impianto come un “adeguamento tecnologico e funzionale” della vecchia seggiovia Mottolino-Monte della Neve, ma consultando le mappe si comprende facilmente che qualcosa non torna: se infatti il punto di arrivo dei due impianti sarebbe lo stesso, le partenze invece disterebbero di ben 3 chilometri in linea d’aria l’una dall’altra, tale è infatti la distanza tra il Mottolino e il fondovalle della Vallaccia. Dopo aver ricevuto pareri negativi da tutte le autorità consultate, la società si è rivolta niente meno che al Consiglio dei Ministri per ottenere un via libera che però, per Legambiente, è illegittimo. 

“E’ un escamotage scandaloso per ottenere il via libera a una nuova colata di cemento – attacca Francesco Borasi, avvocato del Centro Azione Giuridica di Legambiente - definire adeguamento di un vecchio impianto sciistico la realizzazione, di fatto, di una nuova seggiovia che nulla c’entra con quella vecchia è il tentativo sporco per aggirare tutti i piani territoriali e comunali che vietano la realizzazione di nuove strutture per lo sci nel SIC della Vallaccia”.

Molte sono le segnalazioni giunte a Legambiente di cittadini dell'Alta Valtellina, affezionati alla Vallaccia e preoccupati, oltre che del danno gravissimo degli sbancamenti e delle nuove infrastrutture, anche del fatto che una nuova partenza della funivia nel cuore della Vallaccia avrebbe prima o poi scatenato anche appetiti immobiliari, facendo perdere per sempre un patrimonio naturale e culturale che ha pochi eguali nell'intero arco alpino. Per questo Legambiente Lombardia ha voluto vedere le carte e ha immediatamente depositato un ricorso al TAR chiedendo che il tribunale annulli la delibera del Governo che spiana la strada alla nuova seggiovia, imponendo invece il rispetto del drastico parere negativo della Soprintendenza che non aveva creduto alla favoletta dell’adeguamento del vecchio impianto, bocciando senza appello questo stravolgimento del territorio montano.
“Livigno non è zona affrancata dal rispetto delle norme ambientali nazionali e comunitarie - commenta Ruggero Spada, coordinatore di Legambiente per la Provincia di Sondrio - lo sviluppo turistico del piccolo Tibet deve smettere di inseguire modelli aggressivi degli spazi montani e di utilizzare ogni forma di elusione e di aperta violazione delle norme che tutelano i paesaggi più preziosi della montagna lombarda. L'espansione del dominio sciistico nel cuore di un sito comunitario è una azione che, se non verrà bloccata, porterà ad erodere ulteriormente il patrimonio naturale su cui poggia ogni visione di sviluppo durevole di una località turistica ancora così prestigiosa”

L’ufficio stampa Legambiente Lombardia 0287386480

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