I celebri «salti d’acqua» disturbano i residenti: il Comune è stato multato per inquinamento acustico. Il sindaco: «Non pagheremo, è proprietà della Regione»
di Paolo Marelli
A Bellano, sulla sponda lecchese del lago di Como, c’è una cascata che fa troppo rumore. Motivo per cui il Comune è stato multato. I salti d’acqua fra i canyon di rocce all’interno dell’oasi protetta dell’Orrido, uno spettacolo naturale che calamita ogni anno migliaia di turisti (80% stranieri), sono finiti nel mirino dei controlli dell’Arpa. Ispezioni e misurazioni dei tecnici scattate dopo la denuncia di un residente che lamentava un frastuono assordante per l’abbondanza di acqua causata dall’estate piovosa. Risultato? L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ha sanzionato il Comune di Bellano per inquinamento acustico. L’amministrazione locale avrà 30 giorni di tempo per pagare il minimo della multa beffa: 1.032 euro.
Ma il sindaco Roberto Santalucia (centrosinistra) dice che il Comune non pagherà: «Non tireremo fuori in centesimo. Perché la cascata non è di proprietà del Comune ma della Regione. Ed è sempre la Regione che stabilisce anche la quantità di acqua rilasciata. Ecco perché ho fatto ricorso contro le violazioni riscontrate dall’Arpa. E come ho scritto al prefetto di Lecco e al premier Renzi, piuttosto che pagare la multa, sono disposto a dimettermi». Ma al di là della sanzione, su cui si è innescato un braccio di ferro burocratico fra Comune, Arpa e Pirellone, il caso della cascata dell’Orrido divide i 3.300 abitanti di Bellano fra pro e contro. C’è il partito dei contrari, soprattutto chi abita nelle vicinanze, che lamenta «un eccesso di rumore. Al punto che, se si lasciano le finestre aperte, non si riesce nemmeno ad ascoltare il televisore. Per cui andrebbe limitata la portata». E c’è lo schieramento dei favorevoli: «La vista della cascata è uno spettacolo meraviglioso. Un dono della natura che occorre tutelare. Il rumore? Un valore aggiunto».
Ma il sindaco Roberto Santalucia
(centrosinistra) dice che il Comune non pagherà: «Non tireremo fuori in
centesimo. Perché la cascata non è di proprietà del Comune ma della
Regione. Ed è sempre la Regione che stabilisce anche la quantità di
acqua rilasciata. Ecco perché ho fatto ricorso contro le violazioni
riscontrate dall’Arpa. E come ho scritto al prefetto di Lecco e al
premier Renzi, piuttosto che pagare la multa, sono disposto a
dimettermi». Ma al di là della sanzione, su cui si è innescato un
braccio di ferro burocratico fra Comune, Arpa e Pirellone, il caso della
cascata dell’Orrido divide i 3.300 abitanti di Bellano fra pro e
contro. C’è il partito dei contrari, soprattutto chi abita nelle
vicinanze, che lamenta «un eccesso di rumore. Al punto che, se si
lasciano le finestre aperte, non si riesce nemmeno ad ascoltare il
televisore. Per cui andrebbe limitata la portata». E c’è lo schieramento
dei favorevoli: «La vista della cascata è uno spettacolo meraviglioso.
Un dono della natura che occorre tutelare. Il rumore? Un valore
aggiunto».
A difendere la cascata della discordia c’è
anche il sindaco Santalucia: «La cascata e i suoi canyon fra le rocce
sono un’attrazione per il turismo. Più che limitata, andrebbe
valorizzata. La quantità d’acqua viene costantemente monitorata dalla
piccola centrale che sfrutta dei salti per ricavarne energia elettrica. E
poi il rumore si sente soltanto di giorno, in quanto la notte la
portata viene azzerata». Dal canto suo, l’Arpa precisa che i risultati
delle misurazioni sull’inquinamento acustico dell’Orrido «sono stati
inviati al Comune, ente cui spetta comminare la sanzione, unitamente
alla contestazione e notifica di violazione al “soggetto responsabile” e
cioè il proprietario dell’Orrido di Bellano che, in questo caso,
risulta essere il Comune stesso».
Fonte: Corriere della Sera.it -5 ottobre 2014 | 12:43
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