La denuncia degli ambientalisti: quella che approda martedì in Consiglio Regionale è una legge che potrebbe scrivere la parola 'fine' a trent'anni di tutela dei boschi di Lombardia e che apre a speculazioni edilizie e abuso di pascoli e sentieri trasformandoli in rodei per moto e fuoristrada
Una legge inutile per l'economia forestale, e dannosa per la tutela di territorio e paesaggio
Dalle associazioni un
appello ai gruppi
politici: "Non approvatela"
Una compilazione chirurgica di eccezioni, deroghe, esclusioni: è questo il senso del disegno di legge, di iniziativa del Consiglio Regionale, che andrà in votazione martedì prossimo nell'assemblea legislativa lombarda. Una norma di cui si fatica a cogliere il senso se non andando pazientemente a confrontarla con le leggi vigenti, e solo allora si scopre quanto sia dirompente: il nuovo disegno di legge, 'modifiche e integrazioni alla legge regionale 31/2008', sotto un titolo che appare innocuamente burocratico, contiene le chiavi per aprire i boschi alla speculazione edilizia, al diboscamento con il pretesto dell'interesse pubblico, ai capannoni laddove fino ad oggi sarebbe stato illegale, affida alla discrezionalità di uffici tecnici comunali il compito di autorizzare interventi per la cui valutazione sarebbero richieste adeguate competenze geologiche e forestali. Per non dire della norma gravissima che sancisce e generalizza l'istituto della deroga per la circolazione di moto e mezzi fuori strada ovunque, perfino su sentieri storici e pascoli, deroga contro cui il CAI ha lanciato un appello (#sentierisenzamoto), che in pochissimi giorni ha già superato le 20.000 adesioni di cittadini, turisti, appassionati i quali, giustamente, non apprezzano i 'facili costumi' di molte valli lombarde in cui gli escursionisti sono costretti a condividere i sentieri con motocrossisti e fuoristradisti.
Gli
ambientalisti annunciano battaglia
contro questa legge: Associazione Parco Sud, CAI, FAI, Italia Nostra, Legambiente,
LIPU WWF, Orobie Vive e Società Botanica Italiana, hanno già
assunto una
posizione netta: “Da sempre riteniamo che il patrimonio
forestale debba essere
amministrato per la sua molteplicità di funzioni, che sono
ecologiche ma anche
produttive, e che si debbano consolidare le condizioni in cui
un'economia locale
possa svilupparsi a partire dalla buona gestione delle risorse
forestali. Ma
questa legge non dice nulla di utile in tal senso. Si limita ad
aprire un vasto
campionario di possibilità per eccepire a norme, anche
nazionali, di tutela del
bosco, della sua funzione ambientale e di quella protettiva nei
confronti del
dissesto idrogeologico”.
La legge infatti
modifica in modo
sostanziale la consolidata definizione di bosco, stabilendo che
una vasta
fattispecie di aree forestali in realtà non sono boschi: non lo
sono ad esempio
gran parte dei boschi di pianura, se si vogliono costruire
capannoni, e non lo
sono nemmeno i boschi dei versanti montani, se si vogliono
realizzare opere
pubbliche o d'interesse pubblico, dalle palestre agli ostelli ai
non meglio identificati
edifici connessi con l'attività agricola. Vengono meno così
anche gli obblighi
di compensazione per il taglio dei boschi, se si vogliono fare
strade o altre
infrastrutture, perchè un bosco, per essere tale, deve
dimostrare di essersi
sviluppato da almeno trent'anni: peccato che a trent'anni d'età
un bosco è già
maturo, ed è quindi praticamente impossibile distinguerlo da
altri boschi. Ma
sono proprio 'chicche' come questa che fanno dire agli
ambientalisti che si
tratta di una legge 'ammazzaforeste'. E gli ambientalisti non
sono i soli:
anche l'avvocatura del Consiglio Regionale e la stessa Giunta
Regionale, dai
propri uffici, ha espresso pareri preoccupati circa il chiaro
contrasto tra la
legge e le normative nazionali di tutela paesaggistica e
forestale.
“Non c'è nessuna ragione per la Lombardia di interrompere una produzione di buone norme che aveva reso fino ad oggi possibile la tutela del proprio ingente patrimonio forestale. Questa legge è stata sicuramente dettata da interessi molto localistici e di carattere speculativo, sarebbe inaccettabile che l'assemblea legislativa della più grande regione italiana si piegasse a chi vuole semplicemente avere mano libera per azioni di diboscamento e danneggiamento delle coperture forestali; per questo nelle prossime ore scriveremo a tutti i consiglieri regionali, chiedendo di desistere dall'approvazione della legge ammazza foreste”.
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