Gli articoli apparsi sulla stampa in questi giorni, ai quali purtroppo
hanno fatto seguito sui social network molti interventi di cittadini
eccessivamente preoccupati, hanno riportato all’attenzione pubblica la
situazione di un incidente avvenuto in una industria di Rovello Porro
oltre 20 fa. All’epoca furono effettuate dal PMIP (Presidio Multizonale
d'Igiene e Prevenzione), ora diventata ARPA (Azienda Regionale per la
Protezione dell'Ambiente), numerose valutazioni e rilevazioni finalizzate
alla bonifica dell’area industriale coinvolta, anche mediante
campionamento di matrici ambientali e altre ne sono state fatte anche in
anni più recenti. Con riferimento ai controlli effettuati più di recente,
ci è stato confermato che non sono state rilevate contaminazioni nei
terreni nelle aree circostanti esterne all’insediamento produttivo, nelle
falde potabili, né nelle acque del torrente Lura, queste ultime effettuate
nel 2012. Nei prossimi giorni ARPA, anche su richiesta
dell'Amministrazione, ha previsto un approfondimento complessivo della
tematica, in virtù della quale potremo aggiungere ulteriori elementi.
Fonte: Comunicato stampa dell'amministrazione di Saronno nella figura dell'Ass.re all'Ambiente
Roberto Barin
"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
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1 commento:
Egr. assessore Roberto Barin,
abbiamo letto il comunicato stampa che ha fatto per conto dell’amministrazione di Saronno sul caso del Cesio 137 a Rovello Porro.
La ringraziamo per avere preso a cuore l’argomento. Ci permettiamo di farle notare, a nostro avviso, la nota stonata sulla preoccupazione dei cittadini: essa è perfettamente lecita,soprattutto in considerazione del colpevole anno di silenzio prima delle denuncia dell’incidente.
Al proposito la invitiamo ad andare a vedere le precisazioni che abbiamo fatto (http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2101.0, ponendo l’accento sul fatto che il fallout sicuramente avvenuto può essersi delocalizzato e, quindi, non consola essere rassicurati secondo una logica NIMBY, non nel mio orto, quando può essere interessato l’orto del vicino.
Siamo contenti che la nostra preoccupazione abbia indotto ad una interrogazione parlamentare(http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.asp?highLight=0&idAtto=592&stile=8) e a richiedere approfondimenti – come quelli da parte Sua - all’ARPA. L’attenzione, comprensibile, che Lei pone sui controlli, non tiene, però, conto dell’aspetto preminente di tutta la vicenda: l’ARPA, o gli enti preposti, dovrebbero definire una volta per tutte il termine sorgente, ovvero quanti Curie sono stati fusi e, in secondo luogo, determinare dove sono finiti (per esempio, in che percentuale nell’acqua, nei telai, nell’aria, nei residui traslocati a Capriano del Colle, ecc.); dovrebbero dirci in che entità e rapporto erano alterati i ratei fra il Cesio 137 e il Cesio 134 nelle acque piovane del 1989/90 (e abbiamo dati certi su questa anomalia); precisare quanti Curie si sono depositati lungo il tragitto del bacino di riferimento del Lura fino al Po; fornire una mappature radiologica con indicazione della sede e dell’esito del rilievo effettuato (seguendo, per esempio, la metodologia francese dell’IRSN che predilige le aiuole cittadine per avere risultati più pertinenti). In definitiva, signor assessore, nel caso che il fallout fosse stato delocalizzato e il suo comune fosse stato solamente sfiorato, non cambia l’approccio al problema, che è la richiesta di informazioni certe e rassicurazioni supportate da numeri. Questo finora non è avvenuto: né per giustificare l’impunito anno di silenzio quando già si sapeva, né per smentire l’entità della materia fusa radioattiva (dai 600 ai 6.000 curie di Cesio 137), né per comunicare i valori del rateo Cesio 137/Cesio 134, indicatori di un fallout diverso da quello di Chernobyl.
Gentile assessore, ci accomuna la medesima sensibilità ambientale, in nome della quale dovremmo congiuntamente chiedere con forza e ostinazione dati certi e quantificabili e, se possibile, da certificatori terzi. L’obiettivo non è quello di creare preoccupazione o allarme ingiustificato nella gente, ma nemmeno quello di dare generiche rassicurazioni: dobbiamo semplicemente fare saltare fuori la verità, perché di fronte ad un fatto che, purtroppo, ha già lasciato (da qualche parte)conseguenze ineludibili, si possano evitare ulteriori danni ancora correlati all’evento (non insegna niente la vicenda dei cinghiali radioattivi? Non sono una novità; la novità è che i controlli non venivano fatti o venivano fatti insufficientemente e senza calcolo dei ratei); ma soprattutto dobbiamo avere la responsabilità(o come cittadini o come pubblici amministratori) che in futuro non si ripetano più (né nella propria area di riferimento né altrove) episodi del genere, soprattutto dal punto di vista dell’informazione e di un monitoraggio costante e verificabile. L’insegnamento continua ad essere sempre lo stesso: pensare globalmente per agire localmente.
Cordialmente!
Massimo Bonfatti
Presidente di Mondo in cammino Paolo Scampa
Presidente AIPRI
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