Comunicato stampa Roma/Milano, 20 settembre 2019
Riproposte formule di sviluppo obsolete con più cemento, più infrastrutture, più impianti sciistici
Un
gioco di specchi che non restituisce un’immagine unitaria del Parco
Nazionale dello Stelvio. Questa è l’impressione che si ricava
dall’analisi compiuta dall’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio delle associazioni ambientaliste, che - dal dicembre 2018 ad oggi - ha
esaminato centinaia di pagine sulle proposte di piano, le zonizzazioni e
le norme di attuazione (NTA) per l’area protetta, prodotte da Regione
Lombardia e dalle Province di Trento e Bolzano. Proposte che offrono un’immagine frammentaria dell’area protetta, dove l’unico elemento comune sembra essere la riproposizione di formule obsolete per rilanciare l’economia alpina con
più cemento, più infrastrutture di trasporto, più impianti sciistici,
più bacini idrici per l’innevamento artificiale in un ambiente montano,
radicalmente mutato per effetto dei cambiamenti climatici. La formula adottata, ancora una volta, per il
Parco dello Stelvio favorisce la dissipazione della bellezza e lo
spreco delle risorse naturali e culturali. Si crea così una
situazione inaccettabile e pericolosa per la tutela della biodiversità e
del fragile equilibrio dell’ambiente montano.
“Troviamo che sinora emerga un pensiero debole e
contraddittorio sulle linee di sviluppo future, sulla governance
attuale e sulla configurazione unitaria del Parco Nazionale dello
Stelvio - uno dei Parchi Nazionali storici, istituito nel 1935, più
di 80 anni fa - dal puzzle costituito dagli elaborati presentati nelle
tre diverse procedure di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) a cui
l’Osservatorio delle Associazioni ha partecipato. La frammentazione del Parco nazionale ha inciso negativamente sul percorso di partecipazione degli enti locali e del territorio. Per questo chiediamo, se si vuole davvero rendere la partecipazione sostanziale ed efficace e prima
che il Ministero dell’Ambiente dia il suo parere motivato vincolante
previsto per legge, di convocare una conferenza conclusiva della VAS che
serva a definire un Piano e NTA coerenti, coordinate e rispettose della
normativa quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991), che permettano di confermare quella unitarietà dell’area protetta nazionale, che sinora non è stata garantita, nonostante quanto viene stabilito chiaramente dall’Intesa siglata tra Ministero ed enti locali nel 2015 e confermata dal decreto legislativo 14/2016”- dichiarano le noveAssociazioni
riunite nell’Osservatorio (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Italia
Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano,
WWF).
L’Osservatorio sul PN dello Stelvio, formato nel 2017, ritiene che solo
così si possa costruire un quadro di insieme e di impegni univoci per
la tutela di un’area nevralgica per il nostro ambiente alpino: con
i suoi 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi Centrali, lo Stelvio è un
tipico parco montano d’alta quota, con circa tre quarti del suo
territorio al di sopra dei 2000 metri e raggiunge un massimo di 3.905 m
sulla cima dell’Ortles. Ed esprime
tutta la sua preoccupazione per il disegno che emerge dall’approccio
alla tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche e
allo sviluppo sostenibile dall’esame della documentazione sin qui prodotta (in allegato la Sintesi delle Osservazioni sugli aspetti più rilevanti).
Per
l’Osservatorio delle Associazioni sul PN dello Stelvio è indispensabile
costruire un quadro unitario, coerente e dinamico che serva a far
conoscere ed amare il capitale naturale costituito da specie e habitat
caratteristiche dell’ambiente montano delle Alpi centrali. Inoltre le Associazioni ritengono che il Parco possa diventare un laboratorio di eco-sostenibilità e di promozione di tecniche agricole e zootecniche ”a prova di clima” e biologiche; servizi coordinati di informazione e gestione di flussi turistici differenziati per tipologia di domanda (sci, sentieristica-trekking, naturalistica, termale); sharing economy nel settore della mobilità, con partenariati su area vasta (tra Comuni di valle e montani e centri urbani maggiori) per offrire servizi integrati; sostegno ad attività imprenditoriali pilota di green e circular economy che producano nuova ricchezza per le comunità locali; diffusione di competenze e strumenti volontari per la gestione equilibrata del patrimonio forestale (Contratti
di Foresta, Certificazione dei servizi ecosistemici forestali, ecc.)
con il coinvolgimento di comunità montane tradizionalmente marginali. Un
Parco, insomma, sottolineano gli ambientalisti, che sia più simile ad
un soggetto di eccellenza nel campo della tutela della biodiversità e
dello sviluppo sostenibile, piuttosto che una Super Pro Loco.
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Sintesi delle Osservazioni
Presentate in VAS sui Piani del PN dello Stelvio e sulle NTA
Le valutazioni dell’Osservatorio delle Associazioni ambientaliste sul PN dello Stelvio
Qui di seguito riportiamo alcuni passaggi salienti delle analisi e delle molteplici osservazioni che l’Osservatorio delle Associazioni ambientaliste riconosciute (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Touring Club Italiano, WWF), sul
PN dello Stelvio ha presentato alle Istituzioni interessate (Province
autonome di Bolzano e Trento, Regione Lombardia) e ha trasmesso anche al
Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Valutazioni incomplete su ambiente e paesaggio – Dai
tre Piani sin qui presentati non emerge con la dovuta chiarezza con
quali interventi di adattamento e mitigazione si vogliano affrontare i
profondi cambiamenti indotti nell’ambiente alpino dalla drammatica crisi
climatica, che incide sulla quantità delle risorse idriche,
sull’innevamento, sullo stato dei ghiacciai e sulle specie e gli habitat
alpini. Anzi, non si dedica nemmeno grande attenzione a quel patrimonio
di specie e habitat tutelati dall’Europa ricompresi nella rete Natura
2000, né alla corretta applicazione della Valutazione di Incidenza,
derivante dalla Direttiva comunitaria “Habitat” . Non viene fornita,
sinora, nemmeno una lettura approfondita della qualità dei vari contesti
paesaggistici (antropizzati e non) e dei pregi delle emergenze
ambientali presenti nelle singole aree (alta montagna, versanti e
fondovalle). Né viene presentata una lettura comparata tra le azioni
strategiche, programmatorie e operative delle tre amministrazioni che
hanno quadri normativi e pianificatori diversi in materia di paesaggio.
Manca, infine, anche un’illustrazione dettagliata della geologia e della
idrogeologia delle diverse aree e l’individuazione dei geositi, che
potrebbe costituire un valore aggiunto per una fruizione turistica
evoluta e consapevole.
La difesa del vecchio modello di sviluppo - Gran
parte della partita per le due Province autonome e per la Regione viene
giocata su progetti e Norme di Attuazione che favoriscono un modello di
sviluppo e di uso delle risorse naturali che dovrebbe essere ormai
superato proprio dagli evidenti cambiamenti epocali in atto. Numerosi
sono gli interventi previsti che sono in contrasto, di volta in volta,
con la Legge Quadro nazionale sulle aree protette (legge n. 394/1991) o
con le Linee Guida concordate nel Comitato di Coordinamento Nazionale
che costituisce il nuovo organismo garante della governance unitaria
dell’area protetta e anche con il principio generale della
“conformazione unitaria del Parco”. Numerosi sono gli esempi di
interventi discutibili, la
Provincia di Trento vuole consentire la ristrutturazione tout court di
ben 241 costruzioni, invece che promuovere il restauro e risanamento
conservativo per mantenere la qualità degli insediamenti in piena area
parco, mentre la Provincia di Bolzano vorrebbe creare uno speciale
regime per i masi che vengono qualificati come “aree antropizzate”, dove
si possono fare anche interventi rilevanti, a prescindere se sorgano o
no in aree di tutela anche integrale. Tutte le amministrazioni
interessate non solo prevedono deroghe per costruire nuovi bacini idrici
per l’innevamento artificiale ma anche la costruzione di nuovi impianti
sciistici o il potenziamento di quelli esistenti, non considerando che
l’innevamento sotto i 2mila metri di altezza è sempre più scarso. La
Provincia di Bolzano prevede, a ridosso di siti della rete Natura 2000,
nuovi impianti a Solda (impianto di risalita di 1.310 metri e nuova
pista da sci in un’area di 4,47 ettari nel Comune di Stelvio),
espressamente vietati dalle Linee Guida condivise. La Regione Lombardia,
invece, prevede la realizzazione del collegamento a fune tra gli
impianti di Bormio e di Santa Caterina in Valfurva, in un'area fondamentale per la pernice bianca, quando esiste un divieto a livello nazionale e della stessa Regione per interventi di questo tipo localizzati in piena ZPS. La
Provincia di Trento prevede, inoltre, di autorizzare aumenti
generalizzati di cubatura dei rifugi alpini anche del 10% in piena Zona
di Riserva Integrale (A) o deroghe per ampiamenti volumetrici anche del
20% nelle Zone di riserva generale orientata (B) e nelle Aree di
protezione (C), che sono espressamente vietati dalla Legge n. 394/1991.
La Provincia di Bolzano, a sua volta, propone ampliamenti di cubature
dei rifugi alpini sino al 15% ma solo nelle Zone B e C, mentre la
Lombardia propone ampiamenti del 10% nelle Zone B e del 15% nelle Zone
C. Infine, pur in mancanza di dati e stime certe dal punto di vista
trasportistico, viene sostenuta, sia dalla Provincia di Bolzano che
dalla Regione Lombardia, la proposta del collegamento ferroviario
sotterraneo Malles-Bormio, che andrebbe a interessare anche le aree del
PN che dovrebbero essere maggiormente tutelate (A e B).
La mancanza di un pensiero innovativo –
Un’area di grande pregio storico-culturale, paesaggistico e
naturalistico come quella del Parco Nazionale dello Stelvio potrebbe
essere luogo di sperimentazione per un nuovo modello di sviluppo
sostenibile per garantire il futuro delle comunità alpine. Ma nei
documenti presentati sinora non si riesce ad avere un quadro completo e
dettagliato dello stato attuale del settore turistico (offerta
ricettiva, tipologia di attività, domanda turistica, stagionalità,
ecc.) e di come questo si sia evoluto nel corso del tempo. Né si hanno
le informazioni più elementari sulla mobilità (mancano dati sui volumi
di traffico, sulla rete viaria e ferroviaria e la loro distribuzione
modale, le origini-destinazioni del traffico automobilistico, la
capienza, localizzazione e tipologia dei parcheggi, ecc.), quando in
Lombardia, ad esempio, molti sono i cosiddetti “Progetti di indirizzo”
contenuti nel Piano, elaborato dalla Regione, che riguardano la
viabilità (Cancano, Stelvio, Valfurva e Strada Gavia, Val Zebrù, Val
Cedec e Valle dei Forni, Val Grande, Val Cané, Val di Viso). Le attività
agricole e zootecniche, infine, si ritengono tout court sostenibili
perché “tradizionali” quando molto si sarebbe potuto dire sull’impiego
in un’area protetta dell’uso di concimi chimici e pesticidi, sul
rapporto tra popolazioni animali e superfici foraggiere disponibili,
sulle rotazioni dei seminativi.
Il rapporto tra Piano e Regolamento –
Le NTA fanno ripetuti richiami al Regolamento del Parco, anche laddove
sarebbe loro compito intervenire quanto meno per dettare i principi, con
il risultato che assai spesso non sono chiari gli effetti previsti. Si
osservi inoltre che la Provincia di Trento non ha ancora presentato il
Regolamento e la Regione Lombardia ha presentato solo un “documento di
lavoro”. Inoltre, nel Regolamento della Provincia di Bolzano e anche nel
documento di lavoro della Regione Lombardia spesso il richiamo delle
NTA non trova alcun riscontro: la conseguenza è l’apertura di pericolosi
vuoti normativi. Anche per questi motivi le procedure di VAS non hanno
ad oggi un oggetto compiuto, il che comporta che ci sia un passaggio
conclusivo in cui siano aggiornate e coordinate più compiutamente.
La mancanza di un coordinamento generale della gestione del Parco –
Per garantire l’attuazione del principio della “configurazione
unitaria” del Parco nazionale dello Stelvio le Linee guida hanno
introdotto il principio del coordinamento generale della gestione del
Parco. Le NTA previste dalle Province e dalla Regione non contengono
però alcuna indicazione sull’attuazione di tale principio. E se è pur
vero che esse prevedono l’istituzione di una “Cabina di regia del
Parco”, non vengono però indicate le modalità con cui si realizza il
coordinamento della gestione. Una lacuna questa che costituisce il
limite più grave delle NTA e richiede un chiaro e
specifico accordo tra le tre Istituzioni o comunque uno strumento che
venga vagliato anche a livello Ministeriale e risponda a tale esigenza
fondamentale.
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Box - Il Parco Nazionale dello Stelvio
Collocato,
con i suoi 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi Centrali, lo Stelvio è
un tipico parco montano d’alta quota: per circa tre quarti il suo
territorio è al di sopra dei 2000 metri e raggiunge un massimo di 3.905 m
sulla cima dell’Ortles. Grazie
alle elevate quote medie è caratterizzato da un susseguirsi di cime
impervie e di vastissime superfici glaciali. Il gruppo
dell’Ortles-Cevedale, sul confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige,
ne costituisce il cuore geografico.
Le aree di fondovalle sono caratterizzate dalla presenza di prati da sfalcio mentre i versanti sono dominati da boschi di conifere; salendo ancora, si raggiunge la prateria alpina che, con l’aumento della quota, si fa sempre più discontinua per cedere il passo a quelle specie che crescono, come esemplari isolati, anche a quote elevatissime. La fauna conta, solo tra i vertebrati, oltre 260 specie. Meritano di essere ricordate, per riassumere all’estremo la ricchezza faunistica del Parco, l’importante presenza di grandi rapaci (aquila reale e gipeto), le ricche popolazioni di ungulati (soprattutto cervo e stambecco) e la presenza di molte specie tipiche degli habitat montani (galliformi alpini, marmotta, lepre bianca, ermellino, ecc.). A loro si aggiunge la miriade di invertebrati che vivono anch’essi, talora, in condizioni estreme.
Le aree di fondovalle sono caratterizzate dalla presenza di prati da sfalcio mentre i versanti sono dominati da boschi di conifere; salendo ancora, si raggiunge la prateria alpina che, con l’aumento della quota, si fa sempre più discontinua per cedere il passo a quelle specie che crescono, come esemplari isolati, anche a quote elevatissime. La fauna conta, solo tra i vertebrati, oltre 260 specie. Meritano di essere ricordate, per riassumere all’estremo la ricchezza faunistica del Parco, l’importante presenza di grandi rapaci (aquila reale e gipeto), le ricche popolazioni di ungulati (soprattutto cervo e stambecco) e la presenza di molte specie tipiche degli habitat montani (galliformi alpini, marmotta, lepre bianca, ermellino, ecc.). A loro si aggiunge la miriade di invertebrati che vivono anch’essi, talora, in condizioni estreme.
___
Box – Governance e procedure
A
seguito di una modifica normativa introdotta nella Legge finanziaria
204 (legge n. 116/2014) è stato dato il via ad una nuova governance del
Parco Nazionale dello Stelvio poi definita nell’intesa sosttoscritta
l’11 febbraio 2015 tra il Ministero dell’Ambiente e della tutela del
Territorio e del Mare, la Regione Lombardia e le due Province Autonome
di Trento e Bolzano e codificata nel decreto legislativo del 13 gennaio
2016 n. 14. Il Dlgs stabilisce che la configurazione unitaria del Parco
Nazionale sia assicurata da un Comitato di coordinamento e di indirizzo
che dura in carica 5 anni (composto da rappresentanti del Ministero,
Regione, Province Autonome, nonché da 3 rappresentanti dei Comuni, per
le diverse aree amministrative interessate, e da un rappresentante
delle associazioni ambientaliste riconosciute). Il Comitato ha il
compito di redigere linee guida e di indirizzo (che sono state approvate
dal Comitato di Coordinamento definitivamente il 19 gennaio 2017) a cui
le proposte di piano e di regolamento elaborate dalla Regione e dalla
due Province si devono conformare. Le tre diverse proposte di piano e di
regolamento, sottoposte a procedure partecipative di Valutazione
Ambientale Strategica (iniziate nel dicembre 2018 e continuate sino a
metà agosto 2019), prima della loro approvazione definitiva da parte
della Regione e delle due Province, sono sottoposte al parere preventivo
e vincolante del Ministero dell’Ambiente che verifica la conformità
alle linee guida e agli indirizzi approvati dal Comitato in coerenza con
la normativa nazionale di riferimento (legge n. 394/1991) e con
l’ordinamento statutario delle Province autonome.
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