21 Marzo 2019 Comunicato stampa
LEGAMBIENTE PRESENTA IL DOSSIER “BUONE & CATTIVE ACQUE - STORIE DI
FALDE, FIUMI E LAGHI INQUINATI, MA ANCHE DI ACQUE SALVATE”
In Lombardia fari puntati sul degrado del canale scolmatore Nord Ovest
della provincia di Milano e sulle captazioni del fiume Spoel in alta
Valtellina. Positive le esperienze di BrianzaStream, il progetto strategico di
Sottobacino Lambro settentrionale e i progetti riguardanti il fiume Olona
610
milioni di euro necessari per sanare le condizioni che hanno portato la
Lombardia a due infrazioni europee per mancata depurazione
Link dossier: https://www.legambiente.it/buone-e-cattive-acque/
L’acqua è un bene comune che
spesso viene dato per scontato. Una risorsa fondamentale per ogni forma di vita
e per gli ecosistemi che viene, poco saggiamente, sprecata, inquinata e non
tutelata. Inoltre i frequenti fenomeni di siccità che si sono susseguiti negli
ultimi anni, conseguenza diretta dei cambiamenti climatici in atto, rendono
ancora più evidente la necessità di intervenire in maniera concreta e risolutiva
sulla gestione di questo bene in termini di tutela, prelievi, uso e sprechi. La
Giornata Mondiale dell’Acqua, che ricorre il 22 Marzo, è occasione per fare il
punto sulla situazione di laghi, fiumi, torrenti e falde in Italia con il
dossier “Buone & Cattive Acque” di Legambiente, un documento che intende
richiamare l’attenzione sulle condizioni in cui versano le acque interne
italiane, ma anche per sottolineare esempi virtuosi.
In Lombardia spicca la storia di
degrado e scarsa qualità delle acque del Canale
Scolmatore Nord-Ovest in provincia di Milano, opera costruita per mitigare
il rischio idrogeologico dell’area intercettando le piene dei corsi d'acqua
naturali ed artificiali che da nord e da ovest confluiscono a Milano, ma che
nel tempo è diventato una fogna a cielo aperto, a causa della forte
antropizzazione dei territori limitrofi. Il canale, attualmente, continua a
causare gravi problemi all'ecosistema del fiume Ticino, trasportando, oltre che
le acque luride in caso di scolmate provenienti da bacini fortemente
antropizzati e quindi molto inquinati, anche una notevole quantità di rifiuti
sospesi: materiale ligneo, plastica, sacchi della spazzatura e tutto ciò che
l’uomo vi butta dentro. Inoltre, trattandosi di un'infrastruttura ormai
obsoleta e mai mantenuta in modo adeguato, crea gravi problematiche idrauliche
sulle sponde del fiume a valle ed a monte dell'immissione in Ticino.
«Entro il 2015, secondo la Direttiva Europea sulle Acque 2000/60, tutti
i corsi d’acqua avrebbero dovuto raggiungere lo stato ecologico “buono” –
ricorda Lorenzo Baio, responsabile acque
per Legambiente Lombardia – ma
l’Italia e la Lombardia, cronicamente in ritardo, stanno inseguendo le scadenze
comunitarie che prevedono gli interventi necessari al risanamento. Gli obiettivi
di qualità delle risorse idriche
sono particolarmente sfidanti per
la nostra regione, dato che alla scadenza del primo periodo di monitoraggio
(2009/2014), risultavano in buono stato qualitativo solo il 30% dei corpi idrici e che le carenze del ciclo di depurazione delle acque reflue è uno tra i più
significativi fattori di pressione responsabili della insufficiente qualità
delle acque».
Restano accesi i riflettori anche
sulla cattiva gestione dei corsi d’acqua
per uso idroelettrico, denunciata da anni dai territori dell’area alpina,
dove il deflusso minimo vitale e gli aspetti ecosistemici vengono troppo spesso
elusi per garantire piccole produzioni di energia, come nel caso del fiume Spoel, nella valle di Livigno. Il
tratto dei corsi d'acqua sottesi alle derivazioni A2A viene completamente
privato delle portate naturali, sulla base di un accordo Italia-Svizzera
siglato nel 1957 stipula del trattato italo svizzero non esisteva alcuna
disciplina in materia di deflussi minimi. Ad oggi, lo stato del fiume è
invariato. Dal 2016, anche su pressione dell'amministrazione livignasca, A2A
sta operando una sperimentazione di rilascio, ma circoscritta al periodo
turistico estivo: come dire che l'ecologia dei corsi d'acqua d'alta quota è
'programmata' in funzione di quello che i turisti vogliono vedere.
Ci sono, però, anche storie
positive, che raccontano di acque salvate e progetti che diventano strumenti di
governance partecipata e
riqualificazione ecologica: un esempio è quello del Piano di sottobacino del
Lambro settentrionale o il progetto
“BrianzaStream” che coinvolge il torrente Seveso o, ancora, i diversi
progetti che, gradualmente, stanno riqualificando il territorio in fregio al
fiume Olona.
Il Progetto Strategico di Sottobacino Lambro settentrionale, sviluppato
nell’ambito del processo Contratti di Fiume di Regione Lombardia, promuove il
coinvolgimento diretto delle “comunità locali” in azioni concrete finalizzate
al contenimento del rischio idraulico, che comprendono: ridare spazio vitale al
fiume, rinaturalizzare i corsi d’acqua, creare continuità ecologico-ambientale,
garantire un drenaggio sostenibile e promuovere la cura del territorio agricolo e boschivo. Sono
stati coinvolti oltre 100 comuni, 5 province, alcuni assessorati di Regione
Lombardia, ARPA, AiPO, il Parco Valle del Lambro, il Parco media Valle del
Lambro, Legambiente, WWF, numerose associazioni locali di cittadini.
Un alto esempio positivo è il
nuovo progetto di BrianzAcque, “BrianzaStream” che, in fase di sperimentazione,
ha ispezionato 15 chilometri di alveo del fiume Seveso e del suo affluente
Certesa con speciali droni, alla ricerca degli scarichi che riversano nei due
corsi d’acqua, con un obiettivo finale ben preciso: contribuire a migliorare la
qualità dell’ambiente fluviale e delle persone che lo vivono, in risposta ai
bisogni del territorio. Il progetto si inserisce nell’ambito di un programma
ben più vasto che, BrianzAcque, sta portando avanti sul corso idrico, come i
numerosi interventi di regimazione delle acque meteoriche in chiave
naturalistica, che trasformano un’importante azione di attuazione delle
politiche di invarianza idraulica regionali in risorsa per lo sviluppo di fauna
e flora autoctoni a favore del territorio.
I progetti “Olona entra in città: ricostruzione del corridoio ecologico
fluviale nel tessuto metropolitano denso - realizzazione”, “Sistema Olona:
la biodiversità che scorre” e i progetti del Parco dei Mulini: “Averla Piccola”
e “Tarabusino” tutti cofinanziati da Fondazione Cariplo e compresi all’interno
delle azioni del Contratto di Fiume, sono la terza esperienza virtuosa sul
territorio lombardo, tutti riguardanti il fiume Olona. Il corso d’acqua, storicamente
inquinato a causa della forte presenza d’insediamenti urbani e produttivi che
portano nelle acque del fiume gli scarichi fognari urbani delle aree abitative
limitrofe e delle numerose attività industriali, ha reso necessario l’avvio di
azioni quali la sistemazione delle sponde del fiume, la riqualificazione della
vegetazione, il miglioramento o la creazione dei sottopassi per la fauna e il
ripristino di aree umide legate al fiume nonché la riduzione dell’impatto delle
grandi infrastrutture che tagliano la valle del fiume Olona.
«Le esperienze lombarde dimostrano come sia necessario un nuovo
approccio gestionale, con piani strategici che puntano a ridurre i prelievi e i
carichi inquinanti e strumenti di partecipazione adeguati (come i Contratti di
Fiume e i Contratti di Lago), che coinvolgano settori pubblici e privati,
istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici ed esperti per individuare le
criticità e le politiche da mettere in campo.” – conclude Lorenzo Baio – Serve poi potenziare l’azione diffusa di riqualificazione dei corsi
d’acqua e rinaturalizzazione delle sponde, impedendo l’impermeabilizzazione dei
suoli, interventi che perseguono il triplice obiettivo di migliorare la risorsa
idrica, ridurre il rischio idrogeologico e garantire un paesaggio di qualità
soprattutto ora che gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno
inasprendo».
La tutela della risorsa idrica
passa anche attraverso una corretta depurazione dei reflui fognari. La
Lombardia, sta facendo degli sforzi per uscire da questa persistente emergenza,
che l’ha portata ad avere tre procedure di infrazione. Conclusi gli
interventi per risanare la situazione che ha generato la prima infrazione, sfociata in condanna nel 2014, molto rimane per
sanare le condizioni responsabili delle altre due. La stima degli interventi programmati ad
oggi dalle Autorità d’Ambito (ATO) per superare le procedure di infrazione
ammontano a circa 330.000.000 di euro
per la procedura 2014/2059 e 280.000.000 per la procedura 2181/2017.
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Cel. 3498172191
Tel. 02 87386480
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