Milano,
27 novembre 2018 Comunicato stampa
Centro Ricerca
sui Consumi di Suolo
Presentato il
Rapporto 2018 dedicato all’urbanista Federico Oliva
L’urbanizzazione
aggredisce i paesaggi tutelati: 120 chilometri quadrati di aree vincolate urbanizzate
in Lombardia in 15 anni. Un allarme per la candidatura olimpica di Milano e Regione
“Necessario mantenere l’impegno preso per adempiere
alla sfida globale: fermare il degrado dei suoli entro il 2030, la perdita di
suolo è perdita di servizi essenziali”.
E’ stato presentato oggi a Milano, presso la sede di Città Studi
del Politecnico, il rapporto 2018 del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo
(CRCS) giunto alla settima edizione. Dopo le prime annualità, in cui il
rapporto CRCS costituiva l’unica fonte disponibile per dare una dimensione al
fenomeno del consumo di suolo, oggi il monitoraggio del fenomeno è svolto
istituzionalmente da ISPRA, mentre nei laboratori del DASTU (Dipartimento di
architettura e studi urbani) del Politecnico di Milano si monitorano gli effetti e si valutano le politiche e strategie messe
a punto per governare gli usi del suolo evitando che i processi economici ne
producano crescita del consumo e del degrado.
Il rapporto 2018 del CRCS è dedicato a Federico Oliva, figura di
primo piano nel campo dell’urbanistica italiana, scomparso prematuramente la
scorsa estate.
“Grazie a Federico Oliva e alla capacità di raccogliere gli
stimoli provenienti dalla società civile lombarda - dichiara Gabriele Pasqui,
direttore del DASTU del Politecnico di
Milano -, il nostro Politecnico fu il luogo in cui, oltre un decennio fa,
si iniziò a studiare e a chiamare per nome il consumo di suolo: Federico ci ha
lasciato un enorme credito di conoscenza, che desideriamo onorare con il nostro
impegno a continuare il lavoro iniziato, ed è per questo che il rapporto che
pubblichiamo oggi è a lui dedicato”
Il rapporto 2018 del CRCS punta anche ad un allargamento di
orizzonti: nell’esaminare le funzioni ecologiche e produttive, e le connesse
ricadute sociali, su cui agisce il consumo di suolo, il volume si occupa di
valutare i servizi ecosistemici su cui impattano i processi di urbanizzazione,
non solo in termini di perdita delle superfici libere, ma anche per quanto
riguarda il tema più ampio del degrado
del suolo.
“La conoscenza e il contrasto dei fenomeni di degrado del suolo è
un tema chiave per il nostro impegno, a maggior ragione dopo che le Nazioni
Unite lo hanno riconosciuto come una delle maggiori preoccupazioni per la
sostenibilità dello sviluppo globale – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -.
Ricordiamo che l’Italia, insieme ad altri 190 Paesi, si è impegnata a
raggiungere l’obiettivo ‘fermare il degrado del suolo entro il 2030’: una sfida
non scontata, a maggior ragione in un contesto di cambiamento climatico e di
aumento di fenomeni estremi”.
E proprio al contrasto del
degrado e alla riabilitazione dei suoli sarà dedicato il lavoro di Legambiente
e Politecnico di Milano, attraverso il progetto Soil4life, finanziato dalla
Commissione Europea con il programma Life, che muoverà i suoi primi passi a partire
dal nuovo anno. L’urbanizzazione è solo una delle fonti di pressione sui suoli
del Pianeta, ma è molto rilevante sia perché si concentra sui suoli più
fertili, sia perché le sue dinamiche stanno accelerando in vaste aree
continentali, in particolare in Asia e Africa, come riportato nel capitolo del
rapporto curato da Luca Montanarella, del JRC- Centro Comune di Ricerca della
Commissione Europea.
Stima
delle superfici di suoli urbanizzati nei diversi continenti:
Il rapporto riporta approfondimenti riferiti a diversi contesti
regionali italiani necessari per comprendere le diverse dinamiche in atto e per
affrontare in modo critico il governo delle trasformazioni degli usi del suolo.
Tra questi, per la Lombardia, l’affondo a cura del CRCS è sull’efficacia della
tutela paesistica. Le Foreste,
i parchi, le aree montane, lacustri, fluviali e i paesaggi di pregio sottoposti
a specifica tutela in Lombardia si estendono per il 56% del territorio
regionale, ovvero 13.500 kmq. In gran parte si tratta di aree scarsamente
accessibili per le condizioni geomorfologiche, eppure il dato di suolo
consumato per questi territori è molto alto: ben il 7% del territorio che pure,
nominalmente, dovrebbe essere tutelato è in realtà pesantemente antropizzato.
Per di più, nel primo quindicennio del nuovo millennio, la trasformazione dei
territori soggetti a vincolo paesaggistico è cresciuta vertiginosamente: ben 120 chilometri quadrati di aree vincolate sono stati urbanizzati,
con una crescita del 13,5% tra il 1999 e il 2015.
Sicuramente tra le più rilevanti aggressioni vi è quella legata
alle nuove infrastrutture, soprattutto stradali, realizzate nei primi
anni del secolo anche all’interno di parchi naturali. La pressione derivante
dai fenomeni turistici ha inoltre determinato una crescente urbanizzazione
sulle sponde dei laghi e la realizzazione di nuovi impianti da sci
in aree montane.
Crescita di aree urbanizzate in aree paesaggistiche tutelate della Lombardia
Tipologia di vincolo
|
1999 Aree urbanizzate kmq
|
2015 Aree urbanizzate
kmq
|
Variazione Kmq
|
Crescita aree urbanizzate %
|
Parchi e riserve
|
328,8
|
379,5
|
50,7
|
15,4
|
Boschi e foreste
|
28,2
|
38,3
|
10,1
|
35,8
|
Aree di notevole interesse paesaggistico
|
333,0
|
370,2
|
37,2
|
11,2
|
Aree montane
|
13,3
|
17,9
|
4,6
|
34,6
|
Aree contermini di laghi e corsi idrici
|
398,8
|
443,6
|
44,8
|
11,2
|
Nota: i dati non sono sommabili, in quanto le aree di tutela
paesistica sono parzialmente sovrapposte
“I dati analizzati testimoniano una tutela paesaggistica che non è
riuscita a fermare i processi di urbanizzazione anche quando, come nel caso
delle forti pressioni insediative turistiche e sportive in zone lacustri e
montane, queste hanno impattato pesantemente sui valori ambientali e
paesaggistici dei territori tutelati – dichiara Andrea Arcidiacono, docente
di urbanistica del Politecnico e vicepresidente nazionale di INU -.Purtroppo
in Lombardia continuiamo ad accusare ritardi proprio nella pianificazione
paesistica: un elemento di forte preoccupazione, anche in vista di scenari
possibili per il prossimo futuro, a
partire dalla candidatura olimpica di Milano e della Lombardia, che potrebbe
significare nuove pressioni e impatti per i suoli delle località montane
collegate all’evento”
Ufficio stampa Legambiente
Lombardia
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