Milano, 11 giugno 2018 Comunicato
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Legambiente Lombardia interviene nella
giornata di presentazione del progetto di riapertura dei canali
“Chiediamo lo sviluppo
di un Piano direttore delle acque superficiali che rilanci un processo di
rigenerazione della città, capace di rendere
Milano modello europeo di gestione delle risorse idriche. Serve una visione strategica che metta la
riapertura del sistema dei Navigli in relazione con la molteplicità di servizi
che il reticolo idrico minore è in grado di sviluppare come infrastruttura
verde di Milano e della città metropolitana, a partire dalla messa in sicurezza
idraulica della città”.
Legambiente Lombardia interviene nella giornata in cui il
Comune di Milano avvia il debat public sul progetto di riapertura dei Navigli
che nella prima fase dovrebbe portare alla riemersione entro il 2022 di due
chilometri di canali al costo ipotizzato di 150 milioni di euro.
Ma nel sottosuolo milanese sono rintracciabili ben 200 km di
corsi d’acqua del reticolo minore, in parte ripristinabili. Dopo un secolo di
oblio, infatti, il reticolo idrico urbano oggi può tornare ad essere una
risorsa da valorizzare in chiave multifunzionale:
un vero e proprio sistema infrastrutturale in grado di offrire una molteplicità
di servizi.
“L’operazione presentata stamane è coraggiosa e apprezziamo
il percorso partecipativo intrapreso dal Comune, in linea con il referendum
civico del 2011. E’ però anche un’operazione che da una parte necessita di
moltissime risorse e dall’altra potrebbe avere portata ed effetti limitati se
vista come fine a se stessa – spiega Barbara
Meggetto, presidente regionale dell’associazione ambientalista -. Pensiamo
sia più opportuno ricollocare tutto il ragionamento all’interno del sistema
milanese delle acque superficiali, un reticolo estremamente ricco e articolato
quanto occultato. Altrimenti il rischio
è di realizzare un’azione di ridisegno urbano leziosa, dall’effetto turistico
effimero e non bilanciata tra costi e benefici”.
Secondo Legambiente un’analisi complessiva, che dovrebbe
trovare la propria cornice all’interno degli strumenti di regolazione
urbanistica, a partire dal PGT, potrebbe portare ad esiti diversi da quelli
attuali. Se il ripristino della fossa interna appare sicuramente una priorità
idraulica, per riattivare la connessione del sistema delle acque, molti altri
elementi del sistema richiedono una attenzione prioritaria.
“Quella che il Comune dovrebbe perseguire è la realizzazione
di un’infrastruttura verde capace di svolgere diverse funzioni – spiega Lorenzo Baio, responsabile acque di Legambiente Lombardia -. Prime fra tutti la sicurezza idraulica, che la
tombinatura dei torrenti continua a minacciare, e la possibilità di offrire
recapito alle acque bianche, visto che Milano non ha una doppia rete fognaria
in grado di gestire le acque diverse dai liquami fognari. La riemersione del
reticolo idrico minore potrebbe inoltre permettere l’utilizzo più efficiente
della risorsa idrica come fonte energetica, consentendo l’uso delle pompe di
calore come sistema di riscaldamento alternativo alle caldaie, o per irrigare
il verde pubblico e gli orti”.
Ufficio stampa Legambiente
Lombardia
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