Milano, 24 novembre
2015 Comunicato
stampa
"L'ENTE DEVE ESSERE MESSO IN CONDIZIONE DI SVOLGERE FUNZIONI DI REGIA PER L'ATTUAZIONE SAPIENTE DEL PIANO DI SVILUPPO RURALE"
Legambiente
entra nel dibattito che ha
fatto della Riserva Naturale del Pian di Spagna, in questi
ultimi mesi,
un'arena infuocata di confronto tra attività agricola e gestione
di uno dei
territori più preziosi per la conservazione degli equilibri
ambientali della
Lombardia. “Il conflitto tra agricoltura e gestione
dell'ambiente protetto
della riserva non dovrebbe semplicemente esistere, ma c'è e
rivela una grave
assenza della regia da parte in primo luogo dell'ente regione,
che da alcuni
anni sembra essersi dimenticata delle proprie responsabilità nei
confronti del
sistema delle aree protette - dichiara Marzio Marzorati,
responsabile aree
protette e vicepresidente di Legambiente Lombardia - per questo
è un conflitto
utile, perchè segnala un problema reale rispetto a cui bisogna
alzare il livello
di denuncia, in primo luogo nei confronti dell'assessorato
regionale, ma allo
stesso tempo ci dice che, per affrontare la solitudine
istituzionale in cui
sono lasciati gli enti gestori di parchi e riserve, occorre
sviluppare gli
strumenti del dialogo e della sussidiarietà a livello
territoriale: noi ci
siamo per affrontare in modo costruttivo un confronto
nell'interesse esclusivo
della Riserva Naturale”.
L'associazione
ambientalista è stata in
questi anni in prima fila nel sostenere progetti entro i quali
proprietari e
conduttori dei fondi rurali potessero sviluppare e vedersi
riconosciuto il
ruolo di "custodi del territorio". Un ruolo che l'agricoltura ha
da
sempre sviluppato, ma che negli ultimi decenni con
l'industrializzazione
dell'agricoltura è stato troppo spesso accantonato, puntando a
massimizzare le
rese a scapito non solo della sostenibilità ambientale, ma anche
della qualità
e della tipicità dei prodotti. Paradossalmente, l'aumento delle
rese non sempre
è corrisposto a un miglioramento del reddito e del benessere di
coloro che
portano avanti l'azienda, anzi spesso sono aumentati i rischi
legati per
esempio alle oscillazioni dei prezzi sui mercati internazionali.
La
dimostrazione è quella offerta dalla viticoltura, dove i redditi
delle aziende sono
aumentati quando il settore vitivinicolo ha scelto di puntare
sulla qualità
anzichè sulla resa. Questo
scarto invece
non è avvenuto nel settore zootecnico: il fondovalle
valtellinese e il Pian di
Spagna hanno importato dalla Pianura Padana un modello basato
sulle grandi
stalle e sulla produzione spinta di latte, a fronte di elevati
impatti
ambientali, alti rischi e alti costi aziendali legati
all'acquisto dei mangimi.
“Noi ci siamo
per condividere con gli
agricoltori e gli allevatori più sensibili un percorso di
conversione verso
pratiche maggiormente in equilibrio con la Riserva - dichiara
Costanza Panella,
presidente del circolo Legambiente Lario Orientale e
rappresentante
delle associazioni ambientali nella Comunità della Riserva - e
per farlo
nell'ambito di un progetto di custodia del territorio, che
sappia sfruttare
sapientemente le opportunità offerte dal Piano di Sviluppo
Rurale. Ma per
questo occorre condividere una visione di futuro
dell'agricoltura nella
riserva, che poi generi investimenti coerenti e li affianchi con
un marketing
efficace, oltre a una forte e coesiva regia istituzionale, a cui
richiamiamo
prima di tutto l'ente gestore della Riserva”.
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