Con
grande amarezza dobbiamo constatare che da qualche giorno il territorio
di San Donato è diventato più povero! E’ stato raso al suolo
uno dei pochi boschi esistenti lungo le sponde del fiume Lambro. La
nostra associazione nel corso degli ultimi anni si era spesa
pubblicamente e a più riprese per salvarlo, per farlo conoscere alla
cittadinanza, impiegando molte ore di lavoro e energie per
elaborare progetti di valorizzazione. Lo avevamo battezzato Bosco degli
ex Pioppeti; adesso dobbiamo riferirci a quell’area con una “ex” in
più.
Per
i non addetti ai lavori, ci si riferisce alle due porzioni di boschi
limitrofe che si estendevano su una superficie di più di tre ettari
dietro al cimitero della nostra città, in un angolo della grande area
agricola che va dalla Via per Monticello al Lambro e dai laboratori ENI
verso sud, fino al confine con San Giuliano Milanese. Adesso non esiste
più nulla, è bastato un atto formale di abbattimento
per vanificare anni di impegno per tutelarlo.
La
nostra associazione vi ha organizzato visite guidate, ha elaborato
progetti e ha cercato di coinvolgere le Amministrazioni con l’idea
di realizzare un corridoio naturale lungo il Lambro e quei boschi erano
un cardine importante per il loro grande valore naturalistico.
Recentemente poi l’amministrazione di San Donato Milanese, raccogliendo
un progetto del WWF, aveva cercato di ottenere i
finanziamenti necessari attraverso un Bando Cariplo per uno studio di
fattibilità proprio per la realizzazione del corridoio naturale,
purtroppo non andato a buon fine. Il progetto, bocciato sostanzialmente
per un vizio di forma, avrebbe potuto essere ripresentato
l’anno prossimo. Adesso non avrebbe senso farlo. Come si può sperare nel ripristino di un’area fluviale se non si riesce nemmeno a tutelare componenti così importanti?
Cosa rendeva questi boschi così importanti? Si trattava di ex pioppeti che per
più di venti anni erano stati lasciati liberi di evolversi in
maniera spontanea. Ciò ha permesso l’instaurarsi di un ambiente
tipicamente legato a zone igrofile umbratili e coperte da vegetazione
arborea, con un grande sviluppo di biodiversità. In poche
parole: era nato un bosco. Lo stato di abbandono era lampante: il
sottobosco era rigoglioso e non compatibile con le lavorazioni
commerciali legate alla pioppicoltura tradizionale, molte delle piante
originariamente messe a dimora erano giunte da tempo alla
fine della loro vita e moltissimi alberi giacevano a terra schiantati
dagli eventi atmosferici lasciando il posto ad essenze tipiche della
pianura padana.
Perché allora è stato tagliato? Difficile dare una risposta ad una domanda del genere.
Sbaglieremmo di molto se pensassimo che qualcuno abbia preferito
togliere di mezzo un elemento del territorio estraneo ad usi agricoli
intensivi? In fondo per la visione di molti, è lo scopo principe cui
dovrebbe essere votata la nostra pianura. E se
così fosse, colui che ha decretato l’abbattimento non ha di certo
considerato il fatto che la presenza di un bosco avrebbe permesso
l’accesso a finanziamenti regionali concepiti per la tutela di questi
ambienti.
Da
parte nostra c’è il grande rammarico di non aver proceduto con l’iter
per farlo riconoscere formalmente come bosco. Un piccolo, semplice atto
che forse ne avrebbe impedito
l’abbattimento.
Ma
allo stesso tempo ci chiediamo: era un compito solo nostro? La sua
esistenza e la sua importanza era ben nota a tutta l’Amministrazione
Comunale, alla Provincia e al Parco
Sud. Solo un paio di mesi fa era stato indetto un
incontro pubblico, promosso da Legambiente e Politecnico di Milano,
nell’ambito di un
ben più importante processo di recupero del fiume stesso, e i succitati attori erano stati tutti attivamente coinvolti.
Quindi
la domanda che vogliamo rivolgere loro è: la tutela degli ambienti
naturali veri e propri, quelli che hanno un profondo valore ambientale, è
affidata solo ed esclusivamente
ad un’associazione come la nostra? E chi ci amministra non si sente in
dovere di attivarsi in prima persona per una realtà del territorio tanto
rara e preziosa?
WWF Sud Milano
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