"In questi giorni siamo bombardati da messaggi
'disorientanti' sul nesso inquinamento/coronavirus, che impongono di
tenere i nervi saldi anche quando autori di questi messaggi sono
autorevoli esponenti di una comunità scientifica che, viene da dire, ha
perso la calma e vive nella continua ansia di prestazione comunicativa.
Che l'inquinamento faccia male, è certo, che possa far più male a chi
contrae un'infezione alle vie respiratorie, è probabile, ma davvero sui
media girano troppe 'certezze' che alla lunga rischiano di essere
delegittimanti per chi, come noi, la battaglia contro lo smog la fa da
sempre e con argomenti ben suffragati. L'ultima notizia è quella sul
coronavirus che viaggia verso le sue vittime trasportato a bordo delle
polveri sottili. Se qualcuno avesse voglia di andare oltre i titoli
sensazionalisti, scoprirebbe che i ricercatori hanno scoperto nei filtri
per il particolato non il virus, ma il suo RNA (cioè la sua sequenza
genetica). Il che significa che il virus, su quelle polveri, ci è finito,
ma nulla dice sulla sua vitalità (il RNA non 'scompare' se il virus
muore) che invece, a detta dei virologi, non sussiste. Tutta la
strategia del lockdown e del distanziamento sociale si basa sull'assunto
che il virus non è in grado di restare vitale, in atmosfera, per più di
qualche metro di distanza dall'ospite. Quindi, anche se gli autori di
quella ricerca si sono guadagnati la loro giornata di notorietà, vi
invito, soprattutto nelle comunicazioni all'esterno, a non dar credito
alla loro ennesima versione, per evitare di dover in futuro ritrattare.
Se volete approfondire, a questo link trovate una bella confutazione
scritta da un panel di autori che, per metà, fanno parte del nostro
comitato scientifico nazionale"
https://www.scienzainrete.it/articolo/inquinamento-e-covid-due-vaghi-indizi-non-fanno-prova/stefano-caserini-cinzia-perrino
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