MILANO, 1 DICEMBRE 2016. COMUNICATO STAMPA
Aria irrespirabile ovunque,
eppure l'incidente nella raffineria di Sannazzaro de' Burgondi è gestito
dall'Eni come se si trattasse di un'avaria interna allo stabilimento,
senza considerare le case poste a qualche centinaia di metri di distanza
investite dalla ricaduta dei fumi. "Ci pare che anche questa volta
l'incidente, che interessa l'impianto notoriamente più inquinante della
Lombardia e che quindi dovrebbe essere tenuto sotto stretta
osservazione, venga gestito come se la raffineria fosse in un deserto e
non in un'area densamente abitata - dichiara Barbara Meggetto,
presidente di Legambiente Lombardia, in contatto con gli attivisti del
circolo Legambiente di Sannazzaro - i protocolli di allerta e sicurezza
dovrebbero prevedere sistemi molto più efficaci e tempestivi, a
salvaguardia della salute dei cittadini!"
L'impianto
esploso, a quanto risulta, costituisce una sezione terminale della
raffineria preposta alla lavorazione e alla pirolisi dei residui della
raffinazione: una sezione che ha sempre avuto grossi problemi. "Ad
emergenza cessata, vogliamo vedere chiaro nelle autorizzazioni
all'attività di questo impianto e nel monitoraggio, ci aspettiamo dalla
società un atteggiamento trasparente".
In
Italia, dal censimento del Ministero dell'ambiente, ci sono impianti
1096 a rischio di incidente rilevante, di cui 285 solo in Lombardia. Su
questi è prioritario che, oltre i controlli sulla sicurezza degli
impianti e del loro funzionamento, ci sia una verifica riguardo i piani
di emergenza interni allo stabilimento ed esterni, ovvero rivolti al
territorio e alla popolazione circostante, e le necessarie campagne
informative per far conoscere alla popolazione i rischi e i
comportamenti nececessari in casi di incidente.
Cel. 349 8172191
Tel. 02 87386480
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