"Sulla sua pelle scorreva acqua quasi a coprirlo come una veste intangibile e fresca".
giovedì 31 marzo 2016
lunedì 21 marzo 2016
Laboratorio partecipato del progetto VOLARE
Dalle ore 20.15, si terranno due appuntamenti del laboratorio partecipato del progetto VOLARE, promossi dai Comuni di San Giuliano M.se, San Donato M.se, Melegnano, INU e Legambiente Lombardia, con il contributo di Fondazione CARIPLO.
Per motivi organizzativi, è gentilmente richiesta la conferma di partecipazione all'evento tramite email o telefono entro venerdì 1 aprile.
Per motivi organizzativi, è gentilmente richiesta la conferma di partecipazione all'evento tramite email o telefono entro venerdì 1 aprile.
GIORNATA MONDIALE SULL’ACQUA 2016 BETTER WATER BETTER JOBS
Comunicato stampa
Milano, 18 marzo 2016 – Secondo i dati e le stime delle
Nazioni Unite, circa 1,5 miliardi di
persone lavorano in settori legati alle risorse idriche e possiamo dire che
quasi tutte le attività lavorative dipendono
dall’uso e dalla presenza di acqua di buona qualità.
Acqua e lavoro significa anche diritti umani e sappiamo
che a livello mondiale, in molti luoghi di lavoro anche nel settore dell’acqua,
non sempre sono garantiti i diritti minimi di lavoro.
La Giornata Mondiale dell’Acqua con lo
slogan “Better water, better jobs” vuole
richiamare l’attenzione sulle connessione tra l’accesso a una quantità
di acqua sufficiente e di buona qualità di acqua e la qualità del lavoro.
“Nonostante
l’accesso all’acqua di buona qualità sia stato riconosciuto come un diritto
umano, universale, autonomo e specifico - sottolinea Rosario
Lembo – Presidente del Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’acqua – a distanza di 6 anni questo diritto non è
garantito in nessun Paese e purtroppo
questo obiettivo non rientra tra quelli di sviluppo sostenibile della Agenda
2030 mentre il progredire dei cambiamenti climatici,
continua a mettere in serio pericolo la possibilità di garantire acqua di buona
qualità per tutti”.
Avere a disposizione acqua di buona
qualità vuol dire cambiare la vita delle persone, il benessere familiare, ma
anche le condizioni di lavoro e quindi trasformare le società e le economie di
un territorio.
“Lavorare per garantire acqua
di buona qualità deve essere la priorità di ogni Comune e Azienda ai quali è
affidata la gestione del servizio idrico, ed è questo l’impegno prioritario di
CAP” ribadisce Alessandro Russo, presidente di CAP
Holding.
“Il coinvolgimento dei
lavoratori, in termini di partecipazione e professionalità è fondamentale per
garantire un servizio efficiente e di qualità”, afferma Massimo Bonini Segretario
generale Camera del lavoro di Milano.
Per
approfondire il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua che si celebra il 22
marzo in tutto il mondo, il Comitato italiano per il contratto mondiale
sull’acqua, in collaborazione con CAP Holding e con la Camera del Lavoro
Metropolitana di Milano vi invita al convegno “Acqua e lavoro: diritti per tutti e qualità della risorsa”. Martedì 22 marzo dalle 10.00 alle 13.30 presso la sala Buozzi
della Camera del lavoro metropolitana di Milano.
Guarda
il programma sul sito www.contrattoacqua.it
Per
informazioni visitare il sito www.contrattoacqua.it
oppure contattare: comunicazione@capholding.gruppocap.it,
o segreteria@contrattoacqua.it
.
domenica 20 marzo 2016
NEVEDIVERSA: INDAGINE DI LEGAMBIENTE E VIVILITALIA
MILANO,
19 MARZO 2016 COMUNICATO STAMPA
Cambia il
turismo della neve: addio alle pratiche tradizionali, è boom per le attività
più sostenibili e di pratica collettiva
Spopolano gli Slons - Snow lovers no skiers. In 4 anni +50% di ciaspolatori, -16% di appassionati di snowboard
Turismo montano: nel 2015 in Lombardia +9,5% di presenze. La provincia di Brescia si distingue per i pernottamenti in rifugio, in Valtellina trionfa Bormio tra gli stranieri, nella bergamasca in crescita l’ospitalità diffusa
Il mercato legato allo sci tradizionale in Italia è in declino: a dirlo sono i numeri di diversi rapporti, a cominciare dall’International Report on Snow and Mountain Tourism del 2015, elaborati da Legambiente e Vivilitalia, che confermano l’inesorabile calo dei classici sport invernali. Parallelamente si registra un aumento d’interesse per discipline più legate all’ambiente, come le ciaspole e lo sci alpinismo. Si tratta di una tendenza che trova riscontro in gran parte dei Paesi europei, dove si sono moltiplicate vacanze tendenzialmente più brevi, ma con richieste più esigenti e attente alla qualità dei servizi e dell’ambiente.
«In molte località l'offerta turistica invernale punta esclusivamente alla monocultura dello sci, alimentando consuetudini particolarmente impattanti: grandi quantità di acqua ed energia spese per l'innevamento artificiale, il continuo ampliamento dei comprensori sciistici in aree sensibili e protette, l'aumento di traffico e smog per la sciata mordi e fuggi del fine settimana, il business delle seconde case che divorano suolo – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Il turista, però, oggi ricerca un turismo alimentato dal desiderio di esperienza, prima che di consumo, che coinvolga sport, contatto con la natura, tradizioni gastronomiche e scoperta delle culture locali».
Il turismo montano in Lombardia nell’ultimo anno ha fatto registrare un segnale di ripresa (1%). Per quanto riguarda il 2015, nel suo complesso, grazie ad un inverno freddo e ad un'estate calda, il quadrante montano è il solo a presentare risultati positivi per le presenze (+9,7%).
Scendendo nel dettaglio: nei 42 comuni di fascia prealpina della provincia di Bergamo si sono registrate 83.000 presenze nel settore alberghiero, numeri che crescono se si considerano anche le strutture non alberghiere: 164.400 presenze, in particolare nella zona della Val Seriana. Dati che segnano un miglioramento della situazione rispetto all'anno precedente (+30%), con un particolare incremento della presenza degli stranieri nel territorio (+27% rispetto al 2014).
Per quanto riguarda la provincia di Brescia si registra un aumento del 40% delle presenze rispetto al 2014, con una forte crescita dei pernottamenti in rifugio.
Anche per la Valtellina i dati sono in positivo: + 6% di presenze, con un incremento dei turisti provenienti dall’estero, in particolare da Belgio e Olanda (+12,10%). Tra le località più frequentate Bormio, che registra i numeri migliori nel mese agosto, seguito da Valdisotto, Valfurva e Valdidentro.
La settimana bianca ad esempio, un must per la maggior parte delle famiglie fino alla fine degli anni novanta, ha cambiato caratteristiche: è diventata sempre meno legata alla pratica dello sci da discesa o da fondo e sempre più ricca di proposte alternative, spesso anche più economiche. Lo sci tradizionale, infatti, è diventato dispendioso per molte famiglie che non riescono a sostenere costi elevati per le attrezzature e gli impianti di risalita, ma soprattutto è insidiato da pratiche di fruizione dell’ambiente montano più collettive: una discesa sugli sci è solitaria per definizione, mentre una ciaspolata o una passeggiata di Nordic Walking sono attività preferite perché ritenute più socializzanti. Tutto ciò ha contribuito a un allontanamento della popolazione italiana dallo sci alpino che ha fatto precipitare i praticanti di questa attività dal 5% della popolazione italiana al 2% nel periodo compreso tra il 1990 e il 2013.
«Il cambiamento in corso del turismo legato alla montagna – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile Legambiente Turismo - è sempre più evidente. Assistiamo a una vera e propria moltiplicazione delle pratiche più soft e meno invasive che accompagnano la modifica degli stili di vita delle persone, garantendo per la montagna un allungamento significativo della stagione e nello stesso tempo la diffusione di una serie di attività come le ciaspole, lo sci alpinismo e l’escursionismo, con un impatto molto meno significativo anche rispetto all’impiantistica e alla conservazione del patrimonio paesaggistico e naturalistico delle aree montane».
Il turismo legato alla montagna, infatti, non è in calo, come registrato dagli ultimi dati diffusi da Federalberghi, ma fa evidenziare un cambiamento legato alle nuove esigenze dei turisti e alle attività che preferiscono praticare, alla crescita dei cosiddetti Slons, acronimo che sta per “snow lovers no skiers”, ovvero coloro che amano la neve ma non praticano lo sci. A ciò si aggiungano anche le difficoltà di innevamento derivanti dagli inverni sempre più miti che si stanno succedendo. Oggi, infatti, non si parla più di turismo dello sci, ma bensì di turismo della neve e della montagna d’inverno. Si cercano nuovi modi di vivere la montagna, con discipline più slow come lo sci nordico, il winter trekking e le escursioni con le ciaspole. Queste ultime, ad esempio, sono passate dai 322.000 praticanti in Italia nel 2010/11 ai 480.000 praticanti registrati nel 2013/14, con un aumento di oltre il 49%. Parallelamente sono diminuiti i praticanti dello snowboard, passando dai 590mila del 2010/11 ai 496mila del 2013/14, con una diminuzione percentuale del 16%. Appena apprezzabile, +0,8%, l’incremento nei praticanti dello sci (discesa e fondo), segno inequivocabile che questo settore ha raggiunto un livello di maturità che non riserverà sorprese positive in futuro. È vero e proprio boom invece per la pratica del Nordic Walking, le passeggiate con i bastoncini arrivati nel nostro Paese appena 8 anni fa dalla Finlandia. Allora gli istruttori di questa disciplina erano solamente due, mentre oggi se ne contano oltre 3000. A tutto ciò si aggiunga un’importanza sempre maggiore riservata dal turista/consumatore alla qualità dell’accoglienza, del benessere e della gastronomia: aspetti sempre più importanti nella scelta della vacanza.
Anche il fatturato sull’abbigliamento tecnico e sugli articoli outdoor ha avuto nel 2015 un’impennata di oltre il 2,5%, rispetto al 2014, secondo quanto dichiarato dal 73% degli operatori di settore intervistati. Segno tangibile, e importante, di un cambio di rotta rispetto all’approccio dell’intero turismo legato alla montagna.
Se ne parlerà sabato 19 alle 16 nell’incontro “Nevediversa, un’altra montagna è possibile” nella Piazza Viaggiatori della Fieramilanocity, con il responsabile di Legambiente Turismo Angelo Gentili, la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto, il responsabile del Centro Lunigiana Sostenibile Matteo Tollini e l’istruttore di nordic walking Fabrizio Chiavaroli.
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
Spopolano gli Slons - Snow lovers no skiers. In 4 anni +50% di ciaspolatori, -16% di appassionati di snowboard
Turismo montano: nel 2015 in Lombardia +9,5% di presenze. La provincia di Brescia si distingue per i pernottamenti in rifugio, in Valtellina trionfa Bormio tra gli stranieri, nella bergamasca in crescita l’ospitalità diffusa
Il mercato legato allo sci tradizionale in Italia è in declino: a dirlo sono i numeri di diversi rapporti, a cominciare dall’International Report on Snow and Mountain Tourism del 2015, elaborati da Legambiente e Vivilitalia, che confermano l’inesorabile calo dei classici sport invernali. Parallelamente si registra un aumento d’interesse per discipline più legate all’ambiente, come le ciaspole e lo sci alpinismo. Si tratta di una tendenza che trova riscontro in gran parte dei Paesi europei, dove si sono moltiplicate vacanze tendenzialmente più brevi, ma con richieste più esigenti e attente alla qualità dei servizi e dell’ambiente.
«In molte località l'offerta turistica invernale punta esclusivamente alla monocultura dello sci, alimentando consuetudini particolarmente impattanti: grandi quantità di acqua ed energia spese per l'innevamento artificiale, il continuo ampliamento dei comprensori sciistici in aree sensibili e protette, l'aumento di traffico e smog per la sciata mordi e fuggi del fine settimana, il business delle seconde case che divorano suolo – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Il turista, però, oggi ricerca un turismo alimentato dal desiderio di esperienza, prima che di consumo, che coinvolga sport, contatto con la natura, tradizioni gastronomiche e scoperta delle culture locali».
Il turismo montano in Lombardia nell’ultimo anno ha fatto registrare un segnale di ripresa (1%). Per quanto riguarda il 2015, nel suo complesso, grazie ad un inverno freddo e ad un'estate calda, il quadrante montano è il solo a presentare risultati positivi per le presenze (+9,7%).
Scendendo nel dettaglio: nei 42 comuni di fascia prealpina della provincia di Bergamo si sono registrate 83.000 presenze nel settore alberghiero, numeri che crescono se si considerano anche le strutture non alberghiere: 164.400 presenze, in particolare nella zona della Val Seriana. Dati che segnano un miglioramento della situazione rispetto all'anno precedente (+30%), con un particolare incremento della presenza degli stranieri nel territorio (+27% rispetto al 2014).
Per quanto riguarda la provincia di Brescia si registra un aumento del 40% delle presenze rispetto al 2014, con una forte crescita dei pernottamenti in rifugio.
Anche per la Valtellina i dati sono in positivo: + 6% di presenze, con un incremento dei turisti provenienti dall’estero, in particolare da Belgio e Olanda (+12,10%). Tra le località più frequentate Bormio, che registra i numeri migliori nel mese agosto, seguito da Valdisotto, Valfurva e Valdidentro.
La settimana bianca ad esempio, un must per la maggior parte delle famiglie fino alla fine degli anni novanta, ha cambiato caratteristiche: è diventata sempre meno legata alla pratica dello sci da discesa o da fondo e sempre più ricca di proposte alternative, spesso anche più economiche. Lo sci tradizionale, infatti, è diventato dispendioso per molte famiglie che non riescono a sostenere costi elevati per le attrezzature e gli impianti di risalita, ma soprattutto è insidiato da pratiche di fruizione dell’ambiente montano più collettive: una discesa sugli sci è solitaria per definizione, mentre una ciaspolata o una passeggiata di Nordic Walking sono attività preferite perché ritenute più socializzanti. Tutto ciò ha contribuito a un allontanamento della popolazione italiana dallo sci alpino che ha fatto precipitare i praticanti di questa attività dal 5% della popolazione italiana al 2% nel periodo compreso tra il 1990 e il 2013.
«Il cambiamento in corso del turismo legato alla montagna – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile Legambiente Turismo - è sempre più evidente. Assistiamo a una vera e propria moltiplicazione delle pratiche più soft e meno invasive che accompagnano la modifica degli stili di vita delle persone, garantendo per la montagna un allungamento significativo della stagione e nello stesso tempo la diffusione di una serie di attività come le ciaspole, lo sci alpinismo e l’escursionismo, con un impatto molto meno significativo anche rispetto all’impiantistica e alla conservazione del patrimonio paesaggistico e naturalistico delle aree montane».
Il turismo legato alla montagna, infatti, non è in calo, come registrato dagli ultimi dati diffusi da Federalberghi, ma fa evidenziare un cambiamento legato alle nuove esigenze dei turisti e alle attività che preferiscono praticare, alla crescita dei cosiddetti Slons, acronimo che sta per “snow lovers no skiers”, ovvero coloro che amano la neve ma non praticano lo sci. A ciò si aggiungano anche le difficoltà di innevamento derivanti dagli inverni sempre più miti che si stanno succedendo. Oggi, infatti, non si parla più di turismo dello sci, ma bensì di turismo della neve e della montagna d’inverno. Si cercano nuovi modi di vivere la montagna, con discipline più slow come lo sci nordico, il winter trekking e le escursioni con le ciaspole. Queste ultime, ad esempio, sono passate dai 322.000 praticanti in Italia nel 2010/11 ai 480.000 praticanti registrati nel 2013/14, con un aumento di oltre il 49%. Parallelamente sono diminuiti i praticanti dello snowboard, passando dai 590mila del 2010/11 ai 496mila del 2013/14, con una diminuzione percentuale del 16%. Appena apprezzabile, +0,8%, l’incremento nei praticanti dello sci (discesa e fondo), segno inequivocabile che questo settore ha raggiunto un livello di maturità che non riserverà sorprese positive in futuro. È vero e proprio boom invece per la pratica del Nordic Walking, le passeggiate con i bastoncini arrivati nel nostro Paese appena 8 anni fa dalla Finlandia. Allora gli istruttori di questa disciplina erano solamente due, mentre oggi se ne contano oltre 3000. A tutto ciò si aggiunga un’importanza sempre maggiore riservata dal turista/consumatore alla qualità dell’accoglienza, del benessere e della gastronomia: aspetti sempre più importanti nella scelta della vacanza.
Anche il fatturato sull’abbigliamento tecnico e sugli articoli outdoor ha avuto nel 2015 un’impennata di oltre il 2,5%, rispetto al 2014, secondo quanto dichiarato dal 73% degli operatori di settore intervistati. Segno tangibile, e importante, di un cambio di rotta rispetto all’approccio dell’intero turismo legato alla montagna.
Se ne parlerà sabato 19 alle 16 nell’incontro “Nevediversa, un’altra montagna è possibile” nella Piazza Viaggiatori della Fieramilanocity, con il responsabile di Legambiente Turismo Angelo Gentili, la presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto, il responsabile del Centro Lunigiana Sostenibile Matteo Tollini e l’istruttore di nordic walking Fabrizio Chiavaroli.
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
venerdì 18 marzo 2016
GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA: AL VIA IL PROGETTO DI RICOSTRUZIONE DELLA RETE DELLE ACQUE SORGIVE NEL PARCO AGRICOLO SUD MILANO
MILANO, 18 MARZO 2016 COMUNICATO
STAMPA
Connessione ecologica 'di fontanile in fontanile' nell’est milanese
Un gruppo di lavoro, capeggiato dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, per riqualificare e dare identità ecologica ai fontanili e al loro territorio
Milano provincia di risorgive, molte delle quali, però, versano in stato di degrado o sono inerti. Dei 941 fontanili presenti nell’area metropolitana milanese, solo 362 sono quelli attivi e funzionanti, 131 sono quelli inattivi o irraggiungibili e ben 448 quelli scomparsi. Le acque cristalline e le temperature miti delle risorgive, che permettono la colonizzazione e la sopravvivenza di specie sensibili, rappresentano le caratteristiche ecologiche più importanti dei fontanili. Pur essendo così preziosi e ricchi in specie animali e vegetali rare, si trovano, al pari di piccole isole nell’oceano, all’interno di un ampio territorio caratterizzato da un forte grado di antropizzazione, dove l’urbanizzazione e l’industrializzazione hanno sottratto suolo utile all’agricoltura, hanno prodotto e diffuso inquinanti e dove la stessa agricoltura tende ad “omologare” le colture e il paesaggio. Dal punto di vista ambientale, quindi, sono da considerarsi delle vere e proprie emergenze di diversità biologica.
«L’impegno che il Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi si è assunto è quello di tutelare l’importantissima risorsa rappresentata dai fontanili, diretta espressione non solo della biodiversità, che va protetta quale elemento caratterizzante il nostro paesaggio, ma anche in virtù dell’apporto recato sotto l’aspetto irriguo e di tutela idraulica del territorio - ha dichiarato Alessandro Folli, Presidente del Consorzio capofila del progetto - Si tratta di un ennesimo risvolto della multifunzionalità che sta progressivamente mutando, arricchendola, la fisionomia del nostro Ente come quella di tutti Consorzi di bonifica» ha concluso Folli.
Uno sguardo al passato per pensare al futuro dei fontanili
Il progetto Di.Fo.In.Fo., finanziato da Fondazione Cariplo, ha l’obiettivo di tradurre in un primo intervento realizzativo nell’area est milanese, i risultati ottenuti con lo Studio di Fattibilità “100 Fontanili dall’Adda al Ticino”, capitanato da Legambiente Lombardia nell’ambito dei progetti Cariplo connessione ecologica. È in questa area, infatti, che sono emerse le maggiori criticità legate alla complessità territoriale: incremento dell’urbanizzato, frammentazione del territorio a causa delle infrastrutture lineari (autostrade, strade e ferrovie) e isolamento di alcuni importanti fontanili di eccezionale valore naturalistico. Sempre in quest’area è, però, emersa la possibilità di ottenere notevoli incrementi della connettività a fronte di limitati interventi, specialmente in termini di riattivazione di teste ed aste ora asciutte.
«Vogliamo puntare tramite la riqualificazione dei fontanili – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia a nome dell'ampio partenariato di progetto – a rigenerare questo territorio su cui pesano importanti infrastrutture. Il percorso sarà complesso, non lo nascondiamo, ma passo a passo vogliamo mostrare concretamente che è possibile un utilizzo del suolo multifunzionale e di qualità, che tenga conto anche della biodiversità animale e vegetale come elementi fondamentali e rappresentativi dello stato di salute del territorio stesso».
36 mesi di lavoro, un progetto importante da oltre 600.000 euro
Il progetto di riqualificazione è capitanato dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, a cui si affiancano il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Produzione, Territorio, Agro Energie (DISAA) dell’Università degli Studi Milano, l’IRSA–CNR, Legambiente Lombardia Onlus, il Comune di Pantigliate, il Comune di Peschiera Borromeo, il Comune di Rodano e il Comune di Vignate.
Saranno 11 i fontanili interessati dagli interventi di riqualificazione, diffusi nei 5 comuni aderenti e anche nel territorio limitrofo di Liscate. Le operazioni spazieranno dalla pulizia del fondo mediante l’escavazione, alla connessione idraulica di aste e teste, dal potenziamento e riqualificazione delle strutture per incrementare la portata delle risorgive, al miglioramento degli ambienti forestali sulle rive, fino al posizionamento di elementi che orientino la fruizione delle aree, come bacheche informative e staccionate. Le azioni previste prendono il via nel mese di marzo 2016 e si concluderanno nel febbraio 2019, per un totale di 36 mesi e si realizzeranno grazie al prezioso contributo erogato da Fondazione Cariplo di 470.000,00 euro.
martedì 15 marzo 2016
lunedì 14 marzo 2016
“LOMBARDIA D'ACQUA - LA POLITICA E GLI INTERVENTI DI REGIONE LOMBARDIA PER L'USO PLURIMO DELLE ACQUE E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO”
CONVEGNO
23 marzo
2016 ore 9.30 -
Milano, Palazzo Lombardia, Sala Biagi (1°
Piano, Piazza Città di Lombardia, 1)
Istituita
dalle Nazioni Unite nel 1992, nel mese di marzo si svolge
ogni anno la Giornata mondiale dell'acqua. Per
questa occasione Regione
Lombardia e URBIM, l'Unione che raggruppa i
Consorzi di bonifica e di irrigazione, organizzano il 23
marzo p.v. un convegno sull'importanza
dell'acqua per lo sviluppo socio-economico, territoriale e
culturale della Lombardia, ma che oggi per i cambiamenti
climatici rischia di diventare scarsa e va perciò
attentamente utilizzata e valorizzata.
E’ in
questo senso che sta operando Regione Lombardia,
attraverso una serie di norme e di investimenti - ultima la
legge sulla "difesa del suolo e la gestione dei corsi
d'acqua" approvata l'8 marzo.
Il
convegno si svolge con la presenza degli Assessori regionali
all'Agricoltura, all'Ambiente, alle Culture e al Territorio,
dei Presidenti nazionale e regionale di ANBI e di esperti,
ed è concluso dal Presidente della Giunta regionale.
MOSTRA
DI FOTOGRAFIA
“LOMBARDIA
D'ACQUA”
Al
termine dei lavori verrà inaugurata presso il Nucleo 3 di
Palazzo Lombardia la mostra con oltre 100 immagini di 10
autori che rappresentano il mondo dell'acqua nei suoi
molteplici aspetti.
La
partecipazione è gratuita, è possibile iscriversi al
convegno compilando il modulo
oppure via mail agli indirizzi: urbim@urbimlombardia.it;
cinzia_pezzoni@regione.lombardia.it
Invitando
alla partecipazione si allega il programma del convegno e
la locandina della mostra.
IN LOMBARDIA NASCE IL COMITATO “VOTA SI PER FERMARE LE TRIVELLE”
MILANO, 14 MARZO 2016
COMUNICATO STAMPA
17 aprile 2016 Referendum contro le trivelle
Obiettivo: mobilitare i cittadini per raggiungere il quorum
Il
17 aprile il popolo italiano sarà chiamato a
votare per il Referendum contro le trivelle. Anche in Lombardia si
costituisce il comitato “Vota Sì Per Fermare le Trivelle”, per abrogare la
norma introdotta dall’ultima Legge di Stabilità. Il Comitato ha lo scopo
di coordinare le diverse azioni informative e di comunicazione sul territorio,
per unire le forze di tutte le organizzazioni sociali e produttive, affinché la
campagna referendaria diventi l’occasione per mettere al cento del dibattito
pubblico le scelte energetiche strategiche che dovrà intraprendere il nostro
Paese.
Trivelle anche in
Lombardia
La normativa cancella la scadenza delle attuali concessioni di
estrazione e ricerca di petrolio e gas nella zona di mare entro le 12 miglia
dalla costa. Non solo il mare, però, è al centro dell’attenzione. Anche in
Lombardia esistono attualmente 15 permessi di ricerca di gas e 17 concessioni
di estrazione. Se le norme di cui si richiede l'abrogazione non riguardano
direttamente l'estrazione a terra, occorre però un segnale chiaro di volontà
popolare: le sfide del cambiamento climatico si basano sulla rinuncia a
sfruttare giacimenti di combustibile fossile, puntando su nuove fonti
energetiche. Se crediamo davvero negli impegni assunti dal nostro Paese, allora
non ha nessun senso la corsa alla esplorazione e allo sfruttamento di nuovi
giacimenti, dovunque essi si trovino.
Vuoi che l’Italia
investa sull’efficienza energetica, sul 100% di fonti rinnovabili e
sull’innovazione?
Le trivelle sono il
simbolo tecnologico del petrolio: vecchia energia fossile causa d’inquinamento,
che rappresenta dipendenza economica e protagonismo delle lobby. Il quesito sul
quale il comitato intende far riflettere è se davvero per qualche barile in più
vale la pena di mettere a rischio l’ambiente marino e terrestre, oltre che
colpire economie importanti come la pesca e il turismo.
Manca una strategia concreta da parte del Governo sulla
realizzazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni, fissati dalla COP21
di Parigi per combattere i cambiamenti climatici, nella quale si è sancita la
volontà di limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5 °C.
Il governo conta
sull’indifferenza degli italiani, il Comitato scommette sulla partecipazione
La vera sfida di questo Referendum è mobilitare i cittadini
perché si esprimano sulle scelte energetiche che deve compiere l’Italia,
optando per un’economia più giusta, rinnovabile e decarbonizzata, che porti
fuori il nostro Paese dalla dipendenza da vecchie fonti fossili. Il Governo ha
scelto di non accorpare il Referendum alle elezioni amministrative: una
decisione che, oltre a sprecare 360 milioni di soldi pubblici, punta al
fallimento per il non raggiungimento del quorum necessario per l’abrogazione. Il
Comitato “Vota Sì Per Fermare le Trivelle”, invece, scommette sulla
partecipazione dei cittadini, che vorranno far sentire la loro voce scegliendo
di andare a votare.
Primi firmatari del
comitato regionale lombardo "Vota Si per fermare le trivelle"
Acli Milano, Act
Milano, Arci Lombardia e Milano, Associazione per il Parco Sud Milano, Circolo
Lato B Milano - Associazione La Freccia, Comitato Acqua Pubblica Milano,
Comitato No Muos Milano, CIA confederazione italiana agricoltori Lombardia,
EcoAlba onlus, Greenpeace gruppo locale Milano, Italia Nostra Milano,
Legambiente Lombardia Onlus, Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito,
Link-Sindacato Universitario Milanese, Lipu, Possibile Agorà, Possibile è
nostra!, Rete della Conoscenza, Sinistra Anticapitalista, Sinistra Nord
Milano, Studenti indipendenti, Unione Degli Universitari Milano, USB Lombardia,
Verdi Ambiente e Società , Wwf Lombardia
In allegato il logo del Comitato
Si ringrazia per l'attenzione e la diffusione
Ufficio stampa Legambiente
Lombardia
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
giovedì 10 marzo 2016
Approvati i Piani di gestione delle acque e di gestione del rischio alluvione
Sono
stati definitivamente approvati i Piani di gestione delle acque e di
gestione del rischio alluvione relativi a sei degli otto distretti
idrografici presenti nel territorio nazionale in ottemperanza alle
direttive europee di riferimento. Nello specifico parliamo del Distretto
Padano, delle Alpi Orientali, dell’Appennino Settentrionale, del
Serchio, dell’Appennino Centrale e dell’Appennino Meridionale; fanno
eccezione la Sicilia e la Sardegna che approveranno autonomamente i
piani , sulla base di procedure regionali. I due masterplan di
riferimento costituiranno sin da subito la base della nuova ‘gestione
integrata dei bacini idrografici.
Il Ministero dell’Ambiente riconosce un’importanza strategica all’approvazione dei Piani di gestione che garantiranno un modello integrato di gestione del territorio e la definizione di nuovi e più efficienti modelli di governance. Una precisa assunzione di responsabilità nei confronti del Paese e dell’Europa: considerato che molte delle risorse europee e nazionali sono ancorate all’approvazione di Piani di gestione conformi alla normativa quadro in materia di acque, si garantisce piena coerenza con le richieste delle Commissione e si marca un primo fondamentale passo verso il contenimento dei rischi di frane e alluvioni che tanto hanno flagellato il nostro territorio nazionale nel corso degli ultimi anni.
Con l’approvazione dei Piani si introduce una misura specifica per la promozione e l’attivazione immediata in ogni distretto idrografico di cabine di regia – osservatori permanenti per la gestione delle risorse idriche che, su impulso del Ministero dell’Ambiente, in coordinamento con il Dipartimento della Protezione Civile, mettano insieme tutti i soggetti competenti per la gestione delle risorse idriche.
Per saperne di più: link.
Il Ministero dell’Ambiente riconosce un’importanza strategica all’approvazione dei Piani di gestione che garantiranno un modello integrato di gestione del territorio e la definizione di nuovi e più efficienti modelli di governance. Una precisa assunzione di responsabilità nei confronti del Paese e dell’Europa: considerato che molte delle risorse europee e nazionali sono ancorate all’approvazione di Piani di gestione conformi alla normativa quadro in materia di acque, si garantisce piena coerenza con le richieste delle Commissione e si marca un primo fondamentale passo verso il contenimento dei rischi di frane e alluvioni che tanto hanno flagellato il nostro territorio nazionale nel corso degli ultimi anni.
Con l’approvazione dei Piani si introduce una misura specifica per la promozione e l’attivazione immediata in ogni distretto idrografico di cabine di regia – osservatori permanenti per la gestione delle risorse idriche che, su impulso del Ministero dell’Ambiente, in coordinamento con il Dipartimento della Protezione Civile, mettano insieme tutti i soggetti competenti per la gestione delle risorse idriche.
Per saperne di più: link.
Fonte: http://gruppo183.org
COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO A PARTIRE DALLA PROPRIA CASA
Milano, 9 marzo 2016 COMUNICATO STAMPA
Legambiente al convegno 'riqualificare il condominio'
Incentivare l’utilizzo di energie pulite e la diminuzione degli sprechi, perché un edificio più efficiente ha ricadute positive anche in termini di rivalutazione dell’immobile stesso
L'accordo siglato da 195 Paesi a Parigi nella Conferenza Cop21, che vincola ad intraprendere interventi sistematici e urgenti per limitare le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, rappresenta ormai per tutti la via maestra: la lotta al cambiamento climatico parte innanzitutto dalla consapevolezza che anche l’azione del singolo ha effetti sull’ambiente circostante. «Dobbiamo e possiamo essere in grado di rispondere alla sfida della riduzione dell’inquinamento dell’aria e delle emissioni di carbonio derivanti non solo dai mezzi di trasporto, ma anche dagli edifici – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Possiamo farlo a partire già dalle case in cui viviamo, perché il nostro sia un abitare più consapevole e proattivo».
Una realtà che continua a preoccupare è quella degli impianti termici più impattanti sul fronte dell'inquinamento atmosferico. A Milano, una delle città con maggiori problemi d'Europa su questo fronte, resistono ancora oltre 3mila condomini con grosse caldaie a gasolio: una situazione allarmante, considerato che il funzionamento di una caldaia a gasolio, a parità di prestazioni, costa il doppio ed emette 25 volte più inquinanti di una normale caldaia a metano. Allora perché non approfittare del cambio caldaia per rivolgersi a impianti più evoluti, come le pompe di calore e le integrazioni con solare termico?
Italia tra i paesi con più condòmini d’Europa
L’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea con il più alto numero di abitanti in condominio, che si attesta intorno ai 14 milioni di famiglie, un fenomeno considerevole se associato al fatto che nel nostro Paese la spesa procapite per il riscaldamento della casa è il 50% più alta rispetto alla media europea e che le emissioni primarie di particolato prodotto da impianti domestici e condominiali sono tre volte superiori a quelle dei trasporti. Sono dati che fanno ben comprendere l’urgenza di un cambio di approccio e di una più puntuale conoscenza dei temi legati alla riqualificazione degli immobili da parte di tutti gli attori coinvolti per incentivare l’utilizzo di energie pulite e la diminuzione degli sprechi, attraverso la riqualificazione sostanziale degli edifici con interventi quali l’isolamento delle facciate e dei solai, il cambio degli infissi, la sostituzione delle vecchie caldaie con impianti termici più moderni, il ricorso alle energie rinnovabili per il riscaldamento, a partire dal solare e dal geotermico.
I consumi medi dei condomini lombardi
Il condominio rappresenta un micro-sistema all’interno delle comunità. Come tale può fortemente incidere nella qualità dell’aria del territorio in cui è inserito. Secondo i dati forniti da Infrastrutture Lombarde in media un appartamento di 80mq nella città di Milano emette 3160 kg di CO2 all’anno. Se si considera che nell’intera città metropolitana ci sono quasi 1,5 milioni di abitazioni, stiamo parlando di ben 4,5 miliardi di kg di CO2 emesse per la sola climatizzazione residenziale. La situazione non migliora nelle altre città lombarde: maglia nera a Pavia e Varese, con emissioni medie annuali di 4050 kg di CO2; seguono Lodi con 3460 kg tonnellate, Como con 3450 kg, Cremona con 3430 kg e Sondrio con 3190 kg; la città più virtuosa è Brescia con 2840 kg/abitazione.
Legambiente sottoscrive la “Carta di Irene”
La “Carta di Irene” è un manifesto di sensibilizzazione collettiva sulla riqualificazione energetica degli edifici. L’obiettivo, condiviso da Legambiente, è coinvolgere tutti gli attori che vivono e operano quotidianamente nel contesto del condominio in un percorso partecipato al fine di formulare proposte concrete per attuare la riqualificazione energetica integrata degli edifici, rivalutare il patrimonio edilizio esistente, evitare ulteriore consumo del suolo, migliorare il comfort abitativo, rilanciare l’economia locale.
A questo link è possibile scaricare le interviste in HD 1920x1080 a: http://we.tl/eYBnzhnwkp
Scarica la tabella
Legambiente al convegno 'riqualificare il condominio'
Incentivare l’utilizzo di energie pulite e la diminuzione degli sprechi, perché un edificio più efficiente ha ricadute positive anche in termini di rivalutazione dell’immobile stesso
L'accordo siglato da 195 Paesi a Parigi nella Conferenza Cop21, che vincola ad intraprendere interventi sistematici e urgenti per limitare le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, rappresenta ormai per tutti la via maestra: la lotta al cambiamento climatico parte innanzitutto dalla consapevolezza che anche l’azione del singolo ha effetti sull’ambiente circostante. «Dobbiamo e possiamo essere in grado di rispondere alla sfida della riduzione dell’inquinamento dell’aria e delle emissioni di carbonio derivanti non solo dai mezzi di trasporto, ma anche dagli edifici – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Possiamo farlo a partire già dalle case in cui viviamo, perché il nostro sia un abitare più consapevole e proattivo».
Una realtà che continua a preoccupare è quella degli impianti termici più impattanti sul fronte dell'inquinamento atmosferico. A Milano, una delle città con maggiori problemi d'Europa su questo fronte, resistono ancora oltre 3mila condomini con grosse caldaie a gasolio: una situazione allarmante, considerato che il funzionamento di una caldaia a gasolio, a parità di prestazioni, costa il doppio ed emette 25 volte più inquinanti di una normale caldaia a metano. Allora perché non approfittare del cambio caldaia per rivolgersi a impianti più evoluti, come le pompe di calore e le integrazioni con solare termico?
Italia tra i paesi con più condòmini d’Europa
L’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea con il più alto numero di abitanti in condominio, che si attesta intorno ai 14 milioni di famiglie, un fenomeno considerevole se associato al fatto che nel nostro Paese la spesa procapite per il riscaldamento della casa è il 50% più alta rispetto alla media europea e che le emissioni primarie di particolato prodotto da impianti domestici e condominiali sono tre volte superiori a quelle dei trasporti. Sono dati che fanno ben comprendere l’urgenza di un cambio di approccio e di una più puntuale conoscenza dei temi legati alla riqualificazione degli immobili da parte di tutti gli attori coinvolti per incentivare l’utilizzo di energie pulite e la diminuzione degli sprechi, attraverso la riqualificazione sostanziale degli edifici con interventi quali l’isolamento delle facciate e dei solai, il cambio degli infissi, la sostituzione delle vecchie caldaie con impianti termici più moderni, il ricorso alle energie rinnovabili per il riscaldamento, a partire dal solare e dal geotermico.
I consumi medi dei condomini lombardi
Il condominio rappresenta un micro-sistema all’interno delle comunità. Come tale può fortemente incidere nella qualità dell’aria del territorio in cui è inserito. Secondo i dati forniti da Infrastrutture Lombarde in media un appartamento di 80mq nella città di Milano emette 3160 kg di CO2 all’anno. Se si considera che nell’intera città metropolitana ci sono quasi 1,5 milioni di abitazioni, stiamo parlando di ben 4,5 miliardi di kg di CO2 emesse per la sola climatizzazione residenziale. La situazione non migliora nelle altre città lombarde: maglia nera a Pavia e Varese, con emissioni medie annuali di 4050 kg di CO2; seguono Lodi con 3460 kg tonnellate, Como con 3450 kg, Cremona con 3430 kg e Sondrio con 3190 kg; la città più virtuosa è Brescia con 2840 kg/abitazione.
Legambiente sottoscrive la “Carta di Irene”
La “Carta di Irene” è un manifesto di sensibilizzazione collettiva sulla riqualificazione energetica degli edifici. L’obiettivo, condiviso da Legambiente, è coinvolgere tutti gli attori che vivono e operano quotidianamente nel contesto del condominio in un percorso partecipato al fine di formulare proposte concrete per attuare la riqualificazione energetica integrata degli edifici, rivalutare il patrimonio edilizio esistente, evitare ulteriore consumo del suolo, migliorare il comfort abitativo, rilanciare l’economia locale.
A questo link è possibile scaricare le interviste in HD 1920x1080 a: http://we.tl/eYBnzhnwkp
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ENTRO IL 2025 LA REGIONE CONCEDE DI CEMENTIFICARE 37.210 ETTARI DI SUOLI AGRICOLI: 80 MQ CANCELLATI AL MINUTO
Milano, 10 marzo 2016 COMUNICATO STAMPA
Oggi al Pirellone la prima presentazione del Piano Territoriale Regionale
Oggi al Pirellone la prima presentazione del Piano Territoriale Regionale
Legambiente all'attacco: non è con queste previsioni che si dà impulso all'edilizia del recupero
Oltre 37000 ettari di spazi agricoli e naturali potranno essere cementificati da qui al 2025: è questa la proiezione che Legambiente calcola a partire dai dati che verranno illustrati oggi alla conferenza di VAS del Piano Territoriale Regionale (PTR), lo strumento con cui Regione Lombardia traduce in indirizzi vincolanti la contestata 'ammazzasuoli', la legge 31 approvata nel dicembre 2014 tra le proteste degli ambientalisti. Indirizzi che poi dovranno progressivamente essere trascritti nei piani territoriali delle province e, da questi, ai piani comunali di governo del territorio (PGT).
Il consumo di suolo in Lombardia sarà pianificato
La legge 31/2014 affida infatti al PTR il compito di definire l'entità della riduzione del consumo di suolo da tradurre in indici precisi e vincolanti rispetto alle previsioni dei PGT. Compito che l'adeguamento del PTR, di cui oggi è annunciata la prima conferenza di VAS, ha svolto prescrivendo una riduzione del 45% delle superfici residenziali e del 20% di quelle produttive previste nei cosiddetti 'ambiti di trasformazione' previsti dai documenti di piano comunali, da qui al 2025. E così, partendo da piani comunali notoriamente gonfiati, la dieta regionale impone di scendere a 4348 ettari di previsioni residenziali su suolo libero, e 7162 ettari di previsioni produttive. A cui si sommano 1739 ettari di nuove infrastrutture (essenzialmente strade) previste su aree agricole. Il totale dunque ammonterebbe a 13.249 ettari (laddove per effetto delle previsioni dei PGT dei comuni lombardi attualmente, invece, ne sarebbero contemplati 19.629). Un grande risultato? Per nulla. Si tratta infatti di cifre del tutto ipotetiche e largamente eccedenti quanto concretamente potrà essere realizzato nelle condizioni attuali del mercato edilizio. E questo anche perché il PTR non si occupa della più consistente fetta di territorio considerato appetibile per le nuove costruzioni, vale a dire delle aree libere, in gran parte dei casi ancora agricole, che i comuni hanno incluso nel perimetro dei cosiddetti 'tessuti urbani consolidati', considerandole come zone di necessario completamento.
Un trabocchetto al limite della frode, ma perfettamente legittimo per la legge regionale, che da solo vale la bellezza di 23961 ettari secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati solo al 73% dei comuni lombardi (il dato attuale è dunque sicuramente molto maggiore). Numeri che sommati ai territori degli ambiti di trasformazione su cui si dovrebbe operare la riduzione prevista dal PTR, producono la cifra impressionante di 37210 ettari di suoli agricoli che potrebbero essere cementificati, da qui al 2025, in ossequio alla legge che dichiara di voler ridurre il consumo di suolo. Se si proietta il dato sull'intero periodo, si tratta di 4135 ettari all'anno: 80 mq di suolo cancellato al minuto.
Il giudizio di Legambiente
Per effetto del nuovo PTR, dunque, la Lombardia pianifica una stagione di impetuosa cementificazione, paragonabile agli anni del massimo boom delle costruzioni, gli anni dal 1999 al 2007, nei quali in Lombardia si è costruito al ritmo di 4270 ettari all'anno.
Il giudizio severo di Legambiente sul nuovo PTR suona come un’amara conferma delle facili previsioni fatte alla vigilia dell'approvazione della norma che la maggioranza di Palazzo Lombardia celebrava come “la prima legge in Italia per fermare il consumo di suolo”: secondo Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia «Siamo in presenza di una norma e di un piano mistificatori, che imporranno a province e comuni enormi complicazioni per arrivare a legittimare una spalmatura di cemento in ogni caso molto superiore a quella che le condizioni del mercato edilizio potrebbero realisticamente determinare nel prossimo decennio. In Lombardia, la regione più cementificata d'Italia, in presenza di enormi aree dismesse e sottoutilizzate, continua a mancare una legge che contrasti il consumo di suolo e dia impulso alla rigenerazione urbana e, in generale, all'edilizia del recupero».
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
Oltre 37000 ettari di spazi agricoli e naturali potranno essere cementificati da qui al 2025: è questa la proiezione che Legambiente calcola a partire dai dati che verranno illustrati oggi alla conferenza di VAS del Piano Territoriale Regionale (PTR), lo strumento con cui Regione Lombardia traduce in indirizzi vincolanti la contestata 'ammazzasuoli', la legge 31 approvata nel dicembre 2014 tra le proteste degli ambientalisti. Indirizzi che poi dovranno progressivamente essere trascritti nei piani territoriali delle province e, da questi, ai piani comunali di governo del territorio (PGT).
Il consumo di suolo in Lombardia sarà pianificato
La legge 31/2014 affida infatti al PTR il compito di definire l'entità della riduzione del consumo di suolo da tradurre in indici precisi e vincolanti rispetto alle previsioni dei PGT. Compito che l'adeguamento del PTR, di cui oggi è annunciata la prima conferenza di VAS, ha svolto prescrivendo una riduzione del 45% delle superfici residenziali e del 20% di quelle produttive previste nei cosiddetti 'ambiti di trasformazione' previsti dai documenti di piano comunali, da qui al 2025. E così, partendo da piani comunali notoriamente gonfiati, la dieta regionale impone di scendere a 4348 ettari di previsioni residenziali su suolo libero, e 7162 ettari di previsioni produttive. A cui si sommano 1739 ettari di nuove infrastrutture (essenzialmente strade) previste su aree agricole. Il totale dunque ammonterebbe a 13.249 ettari (laddove per effetto delle previsioni dei PGT dei comuni lombardi attualmente, invece, ne sarebbero contemplati 19.629). Un grande risultato? Per nulla. Si tratta infatti di cifre del tutto ipotetiche e largamente eccedenti quanto concretamente potrà essere realizzato nelle condizioni attuali del mercato edilizio. E questo anche perché il PTR non si occupa della più consistente fetta di territorio considerato appetibile per le nuove costruzioni, vale a dire delle aree libere, in gran parte dei casi ancora agricole, che i comuni hanno incluso nel perimetro dei cosiddetti 'tessuti urbani consolidati', considerandole come zone di necessario completamento.
Un trabocchetto al limite della frode, ma perfettamente legittimo per la legge regionale, che da solo vale la bellezza di 23961 ettari secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati solo al 73% dei comuni lombardi (il dato attuale è dunque sicuramente molto maggiore). Numeri che sommati ai territori degli ambiti di trasformazione su cui si dovrebbe operare la riduzione prevista dal PTR, producono la cifra impressionante di 37210 ettari di suoli agricoli che potrebbero essere cementificati, da qui al 2025, in ossequio alla legge che dichiara di voler ridurre il consumo di suolo. Se si proietta il dato sull'intero periodo, si tratta di 4135 ettari all'anno: 80 mq di suolo cancellato al minuto.
Il giudizio di Legambiente
Per effetto del nuovo PTR, dunque, la Lombardia pianifica una stagione di impetuosa cementificazione, paragonabile agli anni del massimo boom delle costruzioni, gli anni dal 1999 al 2007, nei quali in Lombardia si è costruito al ritmo di 4270 ettari all'anno.
Il giudizio severo di Legambiente sul nuovo PTR suona come un’amara conferma delle facili previsioni fatte alla vigilia dell'approvazione della norma che la maggioranza di Palazzo Lombardia celebrava come “la prima legge in Italia per fermare il consumo di suolo”: secondo Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia «Siamo in presenza di una norma e di un piano mistificatori, che imporranno a province e comuni enormi complicazioni per arrivare a legittimare una spalmatura di cemento in ogni caso molto superiore a quella che le condizioni del mercato edilizio potrebbero realisticamente determinare nel prossimo decennio. In Lombardia, la regione più cementificata d'Italia, in presenza di enormi aree dismesse e sottoutilizzate, continua a mancare una legge che contrasti il consumo di suolo e dia impulso alla rigenerazione urbana e, in generale, all'edilizia del recupero».
Ufficio stampa Legambiente Lombardia
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
mercoledì 9 marzo 2016
Consiglio regionale approva la legge sulla difesa del suolo PLAUSO DI LEGAMBIENTE
“Ora però si prenda
atto della limitatezza del suolo, prima di dover fare i conti con i danni della
legge 31, fin troppo permissiva verso le costruzioni”
Milano, 8 marzo 2016 – Legambiente
accoglie con favore l’approvazione da parte del Consiglio regionale della legge
sul consumo di suolo. «Ci pare una buona normativa che, a dispetto di quanto ha
fatto finora Regione Lombardia, soprattutto con la legge n.31, pone un freno
alle edificazioni, in particolare lungo i fiumi, zone sensibili e maggiormente
a rischio idrogeologico – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente
Lombardia – Adesso ci aspettiamo che si prenda atto della limitatezza del
suolo, prima ancora di arrivare a dover fare i conti con i danni che sono conseguenza
di una legge fin troppo permissiva verso le costruzioni».
Ufficio stampa Legambiente
Lombardia
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
Silvia Valenti
Tel. 3498172191
venerdì 4 marzo 2016
17 APRILE 2016 – REFERENDUM CONTRO LE TRIVELLE NASCE IL COMITATO NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI “VOTA SI’ PER FERMARE LE TRIVELLE”
Il 17 aprile 2016 il popolo italiano sarà chiamato a votare per il Referendum contro le Trivelle in mare. L’invito è di votare SI’ per abrogare la norma introdotta dall’ultima Legge di Stabilità che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas che insistono nella zona di mare vicina alla costa di non avere più scadenza. Con la Legge di Stabilità 2016, infatti, le licenze già in essere entro le 12 miglia dalla costa sono diventate “sine die”.
Le trivelle sono il simbolo tecnologico del PETROLIO: vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby. La vera posta in gioco di questo Referendum è quella di far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale per un’economia più giusta, rinnovabile e decarbonizzata. Non dobbiamo continuare a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile, ma affermare la volontà dei cittadini, che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stanno investendo sulla sostenibilità ambientale e sociale. Per pochi barili di petrolio non vale certo la pena mettere a rischio il nostro ambiente marino e terrestre ed economie importanti come la pesca e il turismo, vere ricchezze del nostro Paese. Intanto, mancano strategia e scelte concrete per realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla COP21 nel vertice di Parigi per combattere i cambiamenti climatici, in cui si è sancita la volontà di limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5°C. Quindi il vero quesito è: Vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?
Al Referendum del 17 Aprile inviteremo i cittadini a votare SI’, perché vogliamo che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del Pianeta.
Il Governo, rimanendo sordo agli appelli per l’Election Day che avrebbe permesso l’accorpamento del Referendum con le elezioni amministrative, ha deciso di sprecare soldi pubblici per 360 milioni di euro per anticipare al massimo la data del voto, puntando così sul fallimento della partecipazione degli elettori al Referendum.
Il Governo sta scommettendo sul silenzio del popolo italiano! Noi scommettiamo su tutti i cittadini che vorranno far sentire la loro voce e si mobiliteranno per il voto.
Per essere più efficaci, abbiamo costituito il Comitato nazionale “Vota SI’ per fermare le trivelle” per unire le forze di tutte le organizzazioni sociali e produttive affinché la Campagna referendaria diventi l’occasione per mettere al centro del dibattito pubblico le scelte energetiche strategiche che dovrà fare il nostro Paese, per un’economia più giusta e innovativa. Ci impegniamo ognuno nel proprio ambito e insieme per invitare gli italiani a recarsi al voto e votare SI’.
Il Comitato nazionale promuoverà comitati territoriali per moltiplicare la mobilitazione e diffondere capillarmente l’informazione in tutti i territori e metterà a disposizione strumenti comuni di comunicazione, di approfondimento e di mobilitazione. Inoltre, si coordinerà con i Comitati delle Regioni proponenti il Referendum.
Invitiamo tutti e tutte: organizzazioni sociali, istituzioni territoriali, imprese che investono sulla sostenibilità, singoli cittadini/e, giovani e anziani a mobilitarsi con entusiasmo e creatività per far vincere il SI’
PRIMI FIRMATARI
Adusbef, Aiab, Alleanza Cooperative della Pesca, Arci, Arci Caccia, Aref International, ASud, Associazione Borghi Autentici d'Italia, Associazione Comuni Virtuosi, Associazione nazionale Giuristi Democratici, Associazione per la Decrescita nazionale, Coordinamento nazionale NO TRIV, Confederazione Italiana Agricoltori, Cospe, Energoclub, Fairwatch, Fare Verde, Federazione Italiana Media Ambientali, Fiom-Cgil, Focsiv – Volontari nel mondo, Fondazione UniVerde, Giornalisti Nell'Erba, Green Cross, Greenpeace, Kyoto Club, Italia Nostra, La Nuova Ecologia, Lav, Legambiente, Libera, Liberacittadinanza, Link Coordinamento Universitario, Lipu, Innovatori Europei, Marevivo, MEPI–Movimento Civico, Movimento Difesa del Cittadino, Pro-Natura, QualEnergia, Rete degli studenti medi, Rete della Conoscenza, Salviamo il Paesaggio, Sì Rinnovabili No nucleare, Slow Food Italia, Soc. Coop. E’ Nostra, Soc. Coop. Retenergie, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Unione Produttori Biologici e Biodinamici, Zeroviolenza, WWF
Le trivelle sono il simbolo tecnologico del PETROLIO: vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby. La vera posta in gioco di questo Referendum è quella di far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale per un’economia più giusta, rinnovabile e decarbonizzata. Non dobbiamo continuare a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile, ma affermare la volontà dei cittadini, che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stanno investendo sulla sostenibilità ambientale e sociale. Per pochi barili di petrolio non vale certo la pena mettere a rischio il nostro ambiente marino e terrestre ed economie importanti come la pesca e il turismo, vere ricchezze del nostro Paese. Intanto, mancano strategia e scelte concrete per realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla COP21 nel vertice di Parigi per combattere i cambiamenti climatici, in cui si è sancita la volontà di limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5°C. Quindi il vero quesito è: Vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?
Al Referendum del 17 Aprile inviteremo i cittadini a votare SI’, perché vogliamo che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del Pianeta.
Il Governo, rimanendo sordo agli appelli per l’Election Day che avrebbe permesso l’accorpamento del Referendum con le elezioni amministrative, ha deciso di sprecare soldi pubblici per 360 milioni di euro per anticipare al massimo la data del voto, puntando così sul fallimento della partecipazione degli elettori al Referendum.
Il Governo sta scommettendo sul silenzio del popolo italiano! Noi scommettiamo su tutti i cittadini che vorranno far sentire la loro voce e si mobiliteranno per il voto.
Per essere più efficaci, abbiamo costituito il Comitato nazionale “Vota SI’ per fermare le trivelle” per unire le forze di tutte le organizzazioni sociali e produttive affinché la Campagna referendaria diventi l’occasione per mettere al centro del dibattito pubblico le scelte energetiche strategiche che dovrà fare il nostro Paese, per un’economia più giusta e innovativa. Ci impegniamo ognuno nel proprio ambito e insieme per invitare gli italiani a recarsi al voto e votare SI’.
Il Comitato nazionale promuoverà comitati territoriali per moltiplicare la mobilitazione e diffondere capillarmente l’informazione in tutti i territori e metterà a disposizione strumenti comuni di comunicazione, di approfondimento e di mobilitazione. Inoltre, si coordinerà con i Comitati delle Regioni proponenti il Referendum.
Invitiamo tutti e tutte: organizzazioni sociali, istituzioni territoriali, imprese che investono sulla sostenibilità, singoli cittadini/e, giovani e anziani a mobilitarsi con entusiasmo e creatività per far vincere il SI’
PRIMI FIRMATARI
Adusbef, Aiab, Alleanza Cooperative della Pesca, Arci, Arci Caccia, Aref International, ASud, Associazione Borghi Autentici d'Italia, Associazione Comuni Virtuosi, Associazione nazionale Giuristi Democratici, Associazione per la Decrescita nazionale, Coordinamento nazionale NO TRIV, Confederazione Italiana Agricoltori, Cospe, Energoclub, Fairwatch, Fare Verde, Federazione Italiana Media Ambientali, Fiom-Cgil, Focsiv – Volontari nel mondo, Fondazione UniVerde, Giornalisti Nell'Erba, Green Cross, Greenpeace, Kyoto Club, Italia Nostra, La Nuova Ecologia, Lav, Legambiente, Libera, Liberacittadinanza, Link Coordinamento Universitario, Lipu, Innovatori Europei, Marevivo, MEPI–Movimento Civico, Movimento Difesa del Cittadino, Pro-Natura, QualEnergia, Rete degli studenti medi, Rete della Conoscenza, Salviamo il Paesaggio, Sì Rinnovabili No nucleare, Slow Food Italia, Soc. Coop. E’ Nostra, Soc. Coop. Retenergie, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Unione Produttori Biologici e Biodinamici, Zeroviolenza, WWF
mercoledì 2 marzo 2016
Fase della realizzazione per “L’Olona entra in città”
Dopo la fase dello studio di fattibilità e i passaggi progettuali il progetto entra nel vivo
Ora il gruppo di lavoro del progetto Cariplo, che ha presentato la nuova fase in una conferenza stampa, è giunto infine alla fase di vera realizzazione.
In particolare sono appena iniziati gli interventi di ripristino ambientale progettati e realizzati da ERSAF all’altezza del Molino Prepositurale. Alla pulizia dalle specie esotiche e di decine di tonnellate di rifiuti accumulati nel tempo e presenti lungo le rive del fiume Olona, seguirà la piantagione di 8000 tra alberi e arbusti appartenenti a specie autoctone, a formare siepi e filari (nello specifico si tratta di 7300 piante forestali, 600 piante sviluppate, che verranno utilizzate per realizzare 1 Km di nuove siepi e nuovi boschi per 2,7 ettari, per la riqualificazione forestale altri 1,8 ettari, oltre alla riqualificazione di 5,7 Km di corsi d’acqua), il ripristino della roggia molinara e lo scavo del riale storico che porterà l’acqua ai campi a sud del Molino e all’area umida anch’essa da realizzare.
A seguire, nei prossimi mesi, sempre ERSAF eseguirà la piantumazione di aree private a nord dell’imbocco del Canale Scolmatore di Sud Ovest creando un vero e proprio bosco misto, casa per la biodiversità locale.
Temporalmente a seguire partiranno gli interventi finanziati da Fondazione Cariplo e promossi dai partner di progetto che sono i Comuni di Rho e Pregnana M.se e Legambiente Lombardia con il supporto del Distretto Agricolo della Valle Olona (DAVO) e del Consorzio Fiume Olona. Tali interventi, che coinvolgono sempre il territorio del Parco del Basso Olona, prevedono invece la creazione di nuovi habitat naturali per la fauna autoctona, la riqualificazione forestale lungo il Canale scolmatore e a scendere fino alla frazione di Lucernate, la creazione di un sottopasso faunistico sotto via Pregnana, ma soprattutto la riqualificazione della testa del Fontanile Serbelloni e della cava limitrofa con l’aggiunta di nuovi elementi forestali e di prati fioriti.
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