Milano,
30 giugno 2015
Comunicato stampa
Lombardia prima regione
per corruzione
ambientale e seconda per arresti
Grazie
alla
legge sugli ecoreati, il 2015 anno della svolta, ma ancora
molto resta da fare
per contrastare gli illeciti contro l’ambiente
La Lombardia è la prima regione italiana per numero di inchieste
sulla corruzione nel
settore ambientale e la seconda per numero di persone
arrestate. Questi
sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto
Ecomafia 2015 di Legambiente, presentato questa mattina a Roma,
a conferma che
la nostra regione continua ad essere il luogo privilegiato dove
si organizzano
grandi azioni criminali che traggono profitti dall'aggressione
agli ecosistemi
e al territorio.
“Il 2015 deve diventare l'anno della
svolta –
dichiara Sergio Cannavò,
responsabile
Ambiente e legalità di Legambiente Lombardia – d'ora in
avanti chi
inquinerà dovrà pagare, grazie alla recente introduzione dei
delitti contro
l'ambiente nel nostro codice penale. Ma per completare la
riforma e contrastare
gli eco-criminali mancano ancora alcuni tasselli, come il nuovo
sistema dei
controlli e delle agenzie per l'ambiente, la riforma della
prescrizione e il
riordino delle forze di polizia. Infatti in Lombardia molte
polizie provinciali
hanno svolto in questi anni un ruolo fondamentale
nell'accertamento degli
illeciti ambientali, sviluppando capacità e competenze di alto
profilo. Il loro
trasferimento alle polizie municipali, previsto dall'ultimo
decreto legge del
Governo sugli enti locali, rischia di disperdere questo grande
patrimonio
professionale e indebolire anziché rafforzare la tutela
dell'ambiente”. Su
scala nazionale potrebbe accadere che circa il 20% di coloro
oggi controllano
il territorio extraurbano -
ovvero il
personale di tutte le polizie provinciali - venga sottratto ai
propri compiti per
essere invece assegnato a incarichi completamente diversi. “Se
non vi sarà
quindi un ripensamento in sede di conversione del decreto -
conclude Cannavò - si rischia
l'approvazione di un provvedimento che potrebbe vanificare,
almeno in parte, le
speranze suscitate dalle tanto attese modifiche al codice
penale”.
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