Milano, 26
marzo 2015 Comunicato
stampa
Sabato 28 marzo 2015 una vasta coalizione popolare percorrerà la campagna dell'Abbiatense per dire no alla superstrada Vigevano-Malpensa, tra Parco del Ticino e Parco Agricolo Sud Milano.
“Asfaltare il pianeta per nutrire le lobby delle infrastrutture? No grazie”
Sabato mattina, nella piazza del Mercato di Albairate (MI) ci sarà anche Legambiente Lombardia, insieme a decine di associazioni e comitati locali e ai trattori degli agricoltori, per unirsi al corteo popolare che raggiungerà il centro di Abbiategrasso a gridare la propria opposizione al nuovo progetto stradale inutile, quello che secondo ANAS e Regione Lombardia dovrebbe collegare Vigevano con Boffalora (svincolo A4) collegandosi alla semideserta superstrada che raggiunge l'aeroporto di Malpensa. Un'opera devastante per il più prezioso tra i paesaggi rurali del milanese, quello dell'Abbiatense-Magentino, fino ad oggi miracolosamente scampato alla cementificazione selvaggia che ha afflitto il resto dell'area metropolitana. Un miracolo dovuto all'impegno di molte imprese agricole, custodi di un territorio in cui hanno innestato realtà di eccellenza sia per qualità delle produzioni che per la cura riservata al paesaggio agrario. Un paesaggio la cui conservazione si avvantaggia anche della presenza di due parchi regionali, del Ticino e Agricolo Sud Milano, che da quest'opera verrebbero devastati come già avvenuto nell'Est milanese con i cantieri TEEM e Brebemi. La nuova superstrada diverrebbe di fatto una sorta di nuova tangenziale ovest esterna di Milano, pur non avendo nessun collegamento con il capoluogo.
“Sabato ci saremo per dire che è ora di voltare pagina rispetto a una politica di infrastrutturazione selvaggia del territorio che prescinde dai reali fabbisogni di mobilità per imporre opere di pesantissimo impatto ambientale e del tutto disinteressate al paesaggio in cui sono inserite, al di fuori di qualsiasi seria valutazione costi-benefici”, dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia.
Quella della Vigevano-Malpensa è una storia non diversa da quella di tutti gli altri grandi progetti infrastrutturali della Lombardia: si parte da problemi di mobilità locale che potrebbero essere risolti con oculati e rapidi investimenti sulla rete stradale esistente, per proporre mega-infrastrutture invocate da ben inserite lobby politico-imprenditoriali. Opere che hanno tempi di incubazione lunghissimi, su cui si concentrano pressioni affaristiche e frequenti episodi di natura corruttiva, che finiscono inevitabilmente con il far lievitare i costi e peggiorare i progetti lasciando irrisolti per anni, o anche per decenni - è il caso di Pedemontana - i problemi per cui erano state concepite. Salvo accorgersi, a opera conclusa e aperta al pubblico, che non esiste più, o non è mai esistita, la domanda di traffico che avrebbe dovuto giustificare quel gigantesco sforzo infrastrutturale e finanziario, come nel caso della Brebemi. Il territorio abbiatense ha indubbiamente problemi di mobilità, sia per quanto riguarda il trasporto pubblico - ne è un esempio il paradosso della linea ferroviaria Milano Vigevano, il cui doppio binario si interrompe ad Albairate, pochi chilometri prima di entrare in Abbiategrasso - che per la presenza di 'colli di bottiglia' per il traffico stradale, alla periferia dei maggiori centri (come Abbiategrasso) o negli attraversamenti di centri minori (come Robecco Sul Naviglio). Problemi che si risolvono con interventi di fluidificazione o con la realizzazione di normali circonvallazioni. E invece la risposta istituzionale è arrivata nel 2001 con la Legge Obiettivo, che ha inserito l'opera nella sua interminabile lista di infrastrutture da cantierizzare subito con modalità 'fast and furious': e il risultato è che, quattordici anni dopo, il territorio continua ad avere gli stessi problemi irrisolti mentre si continua a progettare un'opera che minaccia centinaia di ettari agricoli.
“E'
ora
di riportare la mobilità nell'alveo di una pianificazione
efficiente e
sostenibile, sia per l'ambiente che per i conti pubblici –
insiste Di Simine -
asfaltare i campi agricoli dell'abbiatense per un'opera che si
giustificherebbe
solo con imponenti aumenti di traffico stradale è un vero
sacrilegio. Crediamo
che il 2015, proclamato dalla FAO 'Anno Internazionale dei
Suoli', sia il
momento giusto per fare l'unica azione sensata, stracciare la
lista infinita
delle infrastrutture in Legge Obiettivo, e iniziare a lavorare
seriamente per
risolvere i problemi di mobilità dell'ovest milanese,
migliorando le
connessioni ferroviarie e rafforzando la rete del Trasporto
pubblico locale”.
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