Milano,
21 Marzo 2022 - Quest’anno la giornata mondiale dell’acqua, che ricorre
il 22 Marzo, si celebrerà in un quadro di carenza di questa risorsa che
ha pochi precedenti storici per la Lombardia e, in generale, per il
bacino del Po e dei suoi affluenti. La stagione irrigua non è ancora
iniziata, ma le colture sono già in sofferenza e i corpi idrici stanno
ancora peggio a causa di una condizione di siccità che continua a
perdurare.
Normalmente,
le acque superficiali di Lombardia si trovano in tre grandissimi
serbatoi: la neve in montagna, i grandi laghi regolati (Verbano, Lario,
Sebino, Eridio e Benaco) e gli invasi degli sbarramenti idroelettrici in
alta quota. Secondo ARPA Lombardia, che da un quindicennio monitora lo
“stato di riempimento” di questi serbatoi, in questo periodo dell’anno
essi dovrebbero contenere mediamente 3,6 miliardi di metri cubi d’acqua:
nessuna regione italiana può disporre di simili volumi di riserve
idriche, un volano formidabile per affrontare l’intera stagione irrigua.
Il problema è che quest’anno mancano all’appello oltre 2 miliardi di metri cubi e
la situazione è in continuo peggioramento, nonostante gli sforzi dei
consorzi regolatori dei laghi per mantenere l’acqua all’interno degli
invasi lacustri, ormai semivuoti: nei grandi laghi si stima che il
volume di acqua disponibile per l’irrigazione si sia ridotto a 500
milioni di metri cubi, il 30% della media degli anni precedenti. A
conservare una buona parte delle sue riserve c’è solo il lago di Garda,
mentre il Lago di Como e d’Iseo stanno raschiando il fondo, entrambi sono solo al 5% della loro capacità, e il Lago Maggiore, da cui dipende l’irrigazione di gran parte delle risaie tra Lombardia e Piemonte, dispone solo del 30% della sua capacità.
La situazione non sarebbe così grave se ci fosse neve in montagna: ma è proprio dai dati di scarso innevamento che emerge il quadro più drammatico:
negli ultimi quindici anni non ce n’è mai stata così poca. Il volume
idrico equivalente alla neve presente sulle nostre Alpi è pari a 800
milioni di metri cubi, meno di un terzo dei 2,5 miliardi di metri cubi che di solito si misurano in questa stagione.
Anche per le scorte stoccate nei bacini idroelettrici le cose vanno malissimo: con meno di 200 milioni di metri cubi di acqua residua,
gli invasi della montagna lombarda sono sotto del 40% rispetto al dato
tipico di questo periodo. E in questo caso, alla preoccupazione per la
scarsità idrica si aggiunge quella per la mancata produzione elettrica,
proprio quest’anno che abbiamo una impellente necessità di ridurre le
nostre importazioni di gas.
«Una situazione gravissima che rischia di precipitare quando, a breve, partirà la stagione irrigua – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –
già oggi i fiumi sono in sofferenza, con la portata rilasciata dai
laghi ai minimi storici, non vogliamo vedere gli alvei completamente a
secco quando occorrerà ricominciare a immettere acqua nei canali:
sarebbe un danno ecologico inaccettabile per i nostri corsi d’acqua. Già
in passato la crisi idrica aveva portato a sacrificare i fiumi pur di
alimentare i canali di irrigazione, una situazione che aveva creato
danni enormi agli ecosistemi fluviali, e che non deve ripetersi. È
fondamentale per questo rispettare gli obblighi di deflusso di acqua che
deve essere rilasciata a valle delle captazioni irrigue e
idroelettriche: la vita di fiumi e torrenti non è negoziabile».
Tra le Regioni più “idrovore” figura la Lombardia con 1,42 miliardi di metri cubi di acqua consumata. Le colture della Pianura Padana, specialmente riso e mais, sono molto esigenti in fatto di irrigazione.
I conflitti per l’accesso alla risorsa idrica rischiano di diventare
sempre più difficili da gestire, se non cambieranno gli orientamenti
colturali.
«Se
qualcuno continua ad illudersi che potremo convivere con un clima
diverso senza cambiare nulla, è bene che faccia due conti. Il
cambiamento climatico impone di rivedere tutto, a partire dagli
orientamenti colturali della Pianura Padana, ed in particolare il mais,
che richiede enormi quantità d’acqua nella stagione più calda, deve fare
spazio ad altre colture, meno esigenti di risorsa idrica, mentre
occorre intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas
climalteranti, perché è l’unico modo che abbiamo per abbassare la febbre
del pianeta» chiosa Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia.
Secondo
necessità di salvaguardare il delicato equilibrio delle risorse idriche
delle valli anche con regolamenti più rigidi nella fase di transizione
dal Deflusso Minimo Vitale al Deflusso Ecologico (D.E.)
che deve essere stabilito determinando un rilascio che, per
disposizione dell’Unione Europea, non dovrà più fondarsi sul concetto
di “minimo”ma risultare “idoneo” al perseguimento degli obiettivi di qualità fluviale. Sul tema Legambiente Lombardia invita al webinar “Deflusso ecologico in Lombardia” lunedì 4 aprile 2022 alle ore 17.45.
Ne discuteranno: Barbara Meggetto e Lorenzo Baio, rispettivamente
presidente e vicedirettore di Legambiente Lombardia con Viviane Iacone,
ex risorse idriche di Regione Lombardia, Daniele Demartini e Federica
Colombo, biologi esperti di monitoraggio della fauna fluviale di
Riverment e Giulio Conte, idrobiologo. Il dibattito è aperto al pubblico
e gratuito previa registrazione al seguente link:
https://forms.gle/A8xxoX5eKUMbDSbs5
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