Le proposte di Legambiente per una gestione sostenibile dell’acqua nelle aree urbane, a casa e in agricoltura. Dall’ammodernamento degli acquedotti a sistemi di recupero delle acque piovane in città, dalle tecniche irrigue sostenibili al riutilizzo delle acque grigie. E poi condomini 2.0 e uno stile di vita più sostenibile che passa anche dalla tavola Legambiente: “Servono interventi efficaci di risparmio e tutela dell’acqua e politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Urgente affrontare la questione dell’inefficienza delle reti di distribuzione e i costi irrisori dei canoni per le concessioni idriche e le tariffe”
Costa troppo poco, vale tanto, e ne si spreca troppa. Stiamo parlando dell’acqua. Ogni minuto un rubinetto che gocciola può perdere 90 gocce, pari a 4.000 litri in un anno, mentre da un rubinetto aperto possono uscire 8/10 litri d’acqua. In questa estate segnata dall’emergenza siccità, dagli incendi e dalla progressiva riduzione delle portate di fiumi e falde, ci si accorge di quanto l’acqua sia un bene prezioso e vitale e di come l’attuale modello di gestione della risorsa idrica non sia sostenibile: da quello urbano a quello domestico per arrivare a quello agricolo. Eppure contribuire al risparmio idrico non è una sfida impossibile, ma una scommessa che si può vincere attraverso un impegno comune coinvolgendo le città, il mondo agricolo e i cittadini che possono fare davvero al differenza. Legambiente è convinta che ogni piccolo gesto è utile allo scopo, per questo con il manuale “Il mondo è fatto di gocce” raccoglie e sintetizza una serie di soluzioni utili per ridurre i consumi idrici urbani, domestici e quelli legati all’agricoltura: consigli che vanno dall’ammodernamento degli acquedotti all’utilizzo di tetti verdi e giardini pensili in città per l’accumulo e il recupero delle acque piovane, dal ripensamento delle tecniche irrigue sia in agricoltura sia nelle aree verdi urbane al recupero e riutilizzo delle acque grigie (quelle che provengono da lavabi e docce) depurate. E poi condomini 2.0, edilizia sostenibile e regolamenti edilizi che puntano sempre di più al risparmio idrico, senza dimenticare una buona dose di buon senso quotidiano, fatto di scelte semplici ed efficaci come l’utilizzare ad esempio riduttori di flusso applicabili facilmente ai rubinetti, scegliendo elettrodomestici a basso consumo idrico, e optando per uno stile di vita attento all’ambiente e sempre più sostenibile che passi anche dalla tavola e dalla dieta mediterranea. Sono questi per Legambiente gli "ingredienti" fondamentali per fronteggiare la crisi idrica e ripensare nelle città italiane ad un nuovo modello di gestione sostenibile e pubblica dell'acqua, in grado di coniugare sostenibilità, innovazione, rispetto del territorio e partecipazione attiva. Soluzioni però che devono essere messe a sistema, accompagnate da un cambio culturale e da campagne di informazione e sensibilizzazione.
“Oggi la sfida della gestione sostenibile della risorsa idrica - dichiara Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente - si può vincere solo con un’attenta ed efficiente pianificazione di interventi, con politiche serie ed efficaci di adattamento al clima, di risparmio e tutela dell’acqua, che è una risorsa limitata, affrontando al tempo stesso quei nodi irrisolti. Tra le questioni da affrontare ci sono prima di tutto l’inefficienza delle reti di distribuzione, la dispersione idrica che a Roma raggiunge oltre il 40%, la mancanza di piani strategici e innovativi per una sua diversa gestione e il fatto che l’acqua in Italia costa troppo poco, negli usi civili come in agricoltura, e anche per questo se ne consuma troppa”.
Fatto salvo l’accesso universale che deve essere garantito “il prezzo dell’acqua - aggiunge la Muroni - va fissato a un livello che tenga conto del fatto che si tratta di un bene scarso, finito, destinato a scarseggiare sempre di più per effetto dei cambiamenti climatici, da tutelare nella qualità e da consumarsi parsimoniosamente. Ad una diversa politica tariffaria deve però seguire anche una efficace politica di interventi e miglioramento del servizio. Nonostante lo straordinario successo ai referendum del 2011 in Italia non si è mai veramente aperta una nuova stagione sul tema della gestione pubblica dell’acqua e siamo ancora lontani dalla sua concretizzazione. Al tempo stesso si è ancora distanti da un dibattito serio e approfondito sulla gestione della risorsa idrica, considerando che l’acqua è un diritto, ma anche una responsabilità di cui dobbiamo farci carico tutti, ciascuno per il proprio ruolo e che, dall’esercizio di questa responsabilità dipende la sua conservazione, disponibilità e la qualità di fiumi, laghi, falde e acque marine costiere”.
Come usare meglio l’acqua in città: Il risparmio idrico si gioca prima di tutto nelle grandi aree urbane. In che modo? Ammodernando gli acquedotti per ridurre le perdite delle reti di distribuzione e gli sprechi nel trasporto della risorsa idrica. Potenziando e migliorando la rete di depurazione del territorio, favorendo il recupero delle acque piovane per usi non potabili, approvando anche regolamenti che lo impongono come buona pratica per il riutilizzo della risorsa idrica. Tra le altre proposte per città più sostenibili e attente al risparmio idrico, Legambiente sottolinea l’importanza di recuperare e riutilizzare le acque reflue per usi non potabili e di incentivare la diffusione dei cosiddetti “tetti verdi” o giardini pensili in città. Questi, oltre a garantire un buon isolamento termico degli edifici, possono contribuire a modificare la risposta idrologica delle zone urbane: con i tetti verdi le piogge sempre più intense non vengono subito scaricate a valle gonfiando i torrenti, ma vengono in parte “raccolte”, accumulate e restituite lentamente. Queste “coperture verdi” possono dare anche un contributo fondamentale per la gestione degli eventi meteorici estremi, resi sempre più frequenti dal cambiamento climatico. Tra gli altri consigli, l’associazione ambientalista ribadisce l’urgenza di fermare il selvaggio consumo di suolo e di ripensare ad una pianificazione territoriale e urbanistica più sostenibile applicando le tecniche e i materiali che permettano uno sviluppo urbano che garantisca la permeabilità e favorisca la laminazione delle acque. E poi c’è la sfida legata ai condomini 2.0, inserendo il tema del risparmio idrico nei regolamenti edilizi. Molti comuni già lo stanno facendo obbligando e/o incentivando azioni come le cassette w.c. a doppio scarico e l’utilizzo dei riduttori di flusso. Una buona pratica che fa bene e che andrebbe replicata su tutto il territorio. Adottando il recupero delle acque di pioggia e il riutilizzo delle acque grigie depurate in fase di costruzione o di ristrutturazione edilizia è possibile ridurre i consumi domestici di acqua potabile del 70% arrivando a consumare a parità di comfort - circa 60 litri al giorno per abitante.
Come usare meglio l’acqua in agricoltura. In questa emergenza siccità, Legambiente ricorda che l’agricoltura è vittima e carnefice. Con circa 17 miliardi di metri cubi di prelievi idrici annui – l’agricoltura (inclusa la zootecnia) – costituisce il principale utilizzatore d’acqua. È anche il settore che causa i maggiori impatti sugli ecosistemi, essendo i prelievi irrigui concentrati nel tempo (principalmente da maggio a settembre) e nel periodo di portate più scarse (almeno nei bacini appenninici). Eppure una gestione più sostenibile della risorsa idrica non è una sfida impossibile: dalla scelta di varietà più resistenti alla siccità o comunque adeguate alle condizioni climatiche e alle disponibilità idriche del territorio – recuperando varietà locali o selezionandone di nuove – al miglioramento delle pratiche irrigue, alla diffusione dei sistemi di previsione e informazione in tempo reale – che permettono di somministrare l’acqua solo quando effettivamente necessario. In particolare tra i “consigli a gocce" che Legambiente rivolge agli agricoltori c’è quello di puntare a sistemi di microirrigazione a goccia, che possono garantire almeno il 50% del risparmio di acqua utilizzata e rivedere completamente il sistema di tariffazione degli usi dell’acqua, con un sistema di premialità e penalità che valorizzi le esperienze virtuose.
Come usare meglio l'acqua in casa, i consigli per i cittadini: Riduttori di flusso, sciacquoni a basso consumo, elettrodomestici a basso consumo idrico, più attenzione quando si annaffia il giardino, e poi uno stile di vita più sostenibile e una maggiore cura per ogni singolo gesto quotidiano. Anche i cittadini possono nel loro piccolo contribuire ad un maggiore risparmio idrico: ad esempio a casa è possibile applicare ai rubinetti del bagno e della cucina i riduttori di flusso (o rompigetto areati). Si tratta di semplici e poco costosi apparecchi che miscelano aria all'acqua in uscita, consentendo di ridurre drasticamente i consumi, anche del 30%, senza diminuire la resa lavante o il comfort. Per chi ha il giardino, innaffiare a spruzzo favorisce l'evaporazione (specie se si innaffia quando il sole è ancora alto) e non indirizza l'acqua dove è più necessaria. Meglio utilizzare impianti a goccia programmabili con timer: dotati di tubi con ugelli dosatori, sono molto comodi e consentono risparmi notevoli. Per le piccole innaffiature, si può usare l'acqua piovana raccolta con bacinelle oppure riutilizzare l'acqua impiegata per lavare frutta e verdura. Ridurre i consumi d'acqua diretti in bagno, in cucina e in giardino è importante, ma non basta. Non dimentichiamo che dietro ad ogni nostro pasto enormi quantità di acqua vengono usate per ottenere gli alimenti che compongono il nostro menù e che quando buttiamo via il cibo, buttiamo via anche l'acqua che contiene. Ecco perché il risparmio idrico deve passare anche dalla nostra dieta alimentare.
Sarebbe bene che ai risparmi privati corrispondesse una efficiente gestione delle reti pubbliche, che invece continuano a fare acqua da tutte le parti: ogni 100 litri immessi nelle condutture 39 vanno persi. Al Nord le perdite si attestano al 26%, al centro al 46, al Sud al 45. Ma si può scedere in dettaglio città per città: 68,8% di perdite a Potenza, 67,9% a Campobasso, 59,3% a Cagliari, 44,1% a Roma. Il 60% della rete nazionale ha più di 30 anni, il 25% addirittura più di 50. Eppure il rinnovamento delle condutture va a passo di lumaca: 3,8 metri per ogni chilometro. A questo ritmo ci vorranno 250 anni per sostituire l’intera rete.
Certo, se alle reti idriche colabrodo si unisce una scarsa propensione al risparmio di acqua da parte degli italiani, la situazione diventa critica. Sempre secondo Legambiente, il milanese medio consuma ogni giorno 297,4 litri di acqua potabile per uso domestico, i romani 165,2 litri procapite, i napoletani 154,7. Ma altre stime, che includono anche i consumi non domestici, dicono che ogni italiano utilizza in media 245 litri al giorno, mentre nei Paesi nordeuropei ci si attesta sui 180-190.
«Anche da noi però si registra anno dopo anno un graduale calo dei consumi» sottolineano da Utilitalia, la federazione delle delle imprese idriche energetiche e ambientali. «Si comincia a capire che l’acqua è una risorsa preziosa e non più così disponibile come un tempo».
In passato la tendenza degli italiani a essere spreconi è stata alimentata dalla naturale abbondanza d’acqua in gran parte della Penisola. «Ma anche dalle tariffe, tra le più basse d’Europa» fanno notare da Utilitalia. Già perché un metro cubo d’acqua per uso domestico a Milano costa 0,70 euro, a Roma 1,40, a Parigi 3,33, a Oslo 4,77 e a Berlino addirittura 5,13 euro.
Sarà bene iniziare a risparmiare acqua se non vorremo pagarla così cara anche noi.
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