Legambiente: “Nonostante i soccorsi statali, l’orgoglio autostradale lombardo è un ecomostro abbandonato. Chi pagherà i danni ambientali e il consumo di suolo di un’opera inutile?”
Ciò che Legambiente denunciava da tempo si sta avverando: Pedemontana è un fallimento annunciato. La procura della Repubblica ha dovuto intervenire su quello che la politica non ha voluto vedere per anni, nonostante le tante e reiterate denunce di Legambiente: il progetto fa acqua da tutte le parti, a partire dall’impossibilità finanziaria di darvi sostegno e continuità. Pedemontana è un’opera costosissima, priva di mercato, dannosa a livello ambientale, poco utilizzata dagli utenti e, oramai, vecchia e abbandonata.
«E adesso chi pagherà per i danni ambientali severissimi di un inutile e costoso serpentone autostradale che ha cancellato centinaia di ettari di foreste e di campi coltivati, sconvolto l’idrologia, consumato suolo a dismisura senza alcun bilanciamento tra costi per l’ambiente e benefici per la mobilità? A chi chiederemo conto delle drammatiche perdite subite dal paesaggio dell’Alta Lombardia per questo inutile ecomostro?» domanda polemicamente Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, associazione impegnata in prima fila nel contrastare il consumo di suolo e l’inquinamento da traffico.
E a queste considerazioni si collegano i conti che non tornano di un’opera che ha ingannato i contribuenti ma non ha convinto i potenziali investitori privati.
«Anche il mercato ha bocciato Pedemontana! - dichiara Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente - Il Governatore lombardo Roberto Maroni deve prendere atto del fallimento di Pedemontana e del federalismo autostradale. Anche se il prossimo luglio il tribunale non assumesse nessuna decisione, sarebbe comunque compromessa la credibilità e la ricerca di nuovi compratori, che peraltro dura da 5 anni. Da tempo abbiamo denunciato questa situazione e chiesto una exit strategy per ridurre il danno che il completamento dell’opera avrebbe procurato ai territori. Caro Governatore, altro che project financing! Qui finora ha pagato solo il contribuente!». Le risorse pubbliche, sottratte ad altri proficui impieghi e spese per un’opera inutile, sono davvero ingenti: finora dalle casse pubbliche sono usciti 1050 milioni, ma le continue iniezioni non sono bastate a reperire i quasi 4 miliardi mancanti per il completamento dell’infrastruttura, né sono servite le promesse di garanzie regionali per 450 milioni, né i 350 milioni di defiscalizzazione riconosciuta dallo Stato. Il bilancio, già disastroso, si è ulteriormente aggravato con la richiesta d’indennizzo del costruttore Strabag per ben 3 miliardi di euro. È ormai chiaro per le banche che l’infrastruttura ha perso ogni residua credibilità perché il mercato ha, di fatto, bocciato il progetto tanto che l’unica possibilità sembra essere quella di portare i libri in tribunale e uscire dall’equivoco di una autostrada “finanziata da privati”. Se il tribunale accoglierà l'istanza di fallimento, Cal (il concedente regionale) dovrebbe riconoscere il suo errore operativo e restituire la concessione all’Anas. «Ma il conto non si potrà chiudere nemmeno con i dovuti risarcimenti finanziari: deve essere risarcito anche il danno ambientale di una devastazione ambientale senza precedenti, e i comportamenti colposi dei decisori politici, che avevano tutti gli elementi per prendere decisioni responsabili, dovranno essere valutati e opportunamente sanzionati!» conclude Barbara Meggetto.
Silvia Valenti
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