mercoledì 24 novembre 2010

Acqua e sanzioni comunitarie: Italia messa in mora sull'Olona

Milano, 24 novembre 2010

Comunicato stampa


La Lombardia si avvia a pagare pesantissime sanzioni

per la mancanza di depurazione delle acque

Basta con il balletto sulla gestione idrica: è ora di rimboccarsi le maniche

e di sbloccare le risorse per la depurazione e i collettori”

L'Olona, il fiume dell'Expo di Milano, è scandalosamente inquinato per gravi carenze nel suo sistema di depurazione e collettamento: ce lo spiega l'Europa, con l'avvio della messa in mora che, in un paio di mesi, rischia di tradursi in una sentenza di condanna per l'Italia, con conseguenti sanzioni per centinaia di milioni di euro. E non è che l'inizio di una passione che rischia di continuare e di ingigantirsi nei prossimi mesi, per le centinaia di comuni che, in tutta la Lombardia, sono inadempienti agli obblighi di depurazione, e poi di nuovo nel 2015: non tanto per l'expo, ma perchè quell'anno, se non avremo disinquinato Olona, Lambro, Seveso e Mella, si metterà in moto una nuova pioggia di sanzioni comunitarie per inquinamento idrico in violazione della direttiva 2000/60, che impone obiettivi vincolanti di qualità dell'acqua per tutti i corsi d'acqua europei. Entro quella data la Regione e gli Enti Locali, passando per le Autorità d'Ambito, dovranno mettere in campo incisive azioni per il risanamento dei bacini idrografici più compromessi. Nello specifico, il bacino dell'Olona comprende un reticolo di affluenti, tutti moribondi, tra cui il Lura, il Bozzente e, in ultimo, il Guisa: il torrente che taglia in due l'area su cui sorgeranno gli orti planetari di Expo.

“In Lombardia è ora di uscire dalla fase paradossale delle discussioni inconcludenti sulla risorsa idrica: occorre una governance efficace e una autorità di controllo che sovrintenda alle azioni di risanamento dei fiumi più inquinati d'Europa - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - ma soprattutto occorre sbloccare le risorse necessarie a far partire le opere per il risanamento idrico. Sono investimenti colossali, dovranno ripagarsi inevitabilmente con un adeguamento delle tariffe idriche, che oggi sono tra le più basse d'Europa”.

Non è piacevole per nessuno parlare di adeguamenti tariffari in un momento di crisi economica, ma dobbiamo fare i conti con il fatto che la Lombardia ha accumulato gravi ritardi sugli investimenti: paghiamo poco l'acqua non perchè siamo più bravi delle altre regioni Europee, ma perchè non abbiamo sviluppato il programma di investimenti necessario a raggiungere un accettabile livello di qualità delle acque di scarico. E ora le sanzioni non lasciano scampo: meglio fare investimenti piuttosto che pagare le multe comunitarie. Sono del resto i dati pubblicati recentemente dal Consiglio Regionale della Lombardia a illustrare la gravità della situazione: secondo lo studio commissionato dal Consiglio Regionale a IRER, il 22% delle acque di scarico non va a depurazione, e anche quelle depurate lo sono spesso in condizioni del tutto insoddisfacenti per vetustà o insufficienza dei depuratori. In Lombardia c'è anche un 6,1% di utenze che non sono nemmeno collegate a pubblica fognatura, ma sullo stato generale della rete fognaria il rapporto del Consiglio è esplicito: “si tratta di un servizio caratterizzato da scarsa organicità... la vetustà e lo scarso livello di manutenzione ha effetti negativi sull'ambiente, determinando di fatto perdite più o meno rilevanti”.

“E' ora di finirla con il balletto di leggi e decreti che sbagliano obiettivo puntando tutto sulla privatizzazione dei servizi idrici: – conclude Di Simine - non importa tanto chi sia l'operatore che attua la gestione delle reti idriche e fognarie, quel che serve è un'autorità pubblica e trasparente che controlli e presieda all'ormai indifferibile programma di investimenti per il risanamento idrico”.


L'Ufficio stampa Legambiente Lombardia 02 87386480 – 349 1074971

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