venerdì 8 ottobre 2010

Seveso, niente fondi per lo scolmatore solo interventi tampone contro le piene

Fumata grigia dal vertice dopo gli allagamenti che hanno messo in ginocchio la città

Anche il Lambro rimane a rischio: un progetto da 300 milioni di euro è fermo dal 2001

I soldi per un nuovo scolmatore, che risolverebbe tutti i problemi del Seveso, non ci sono e i finanziamenti bastano appena a far partire i primi interventi tampone. Il conto delle spese necessarie per risolvere il problema delle esondazioni è troppo caro e il tavolo tra Regione, Provincia e Comune partito a Palazzo Isimbardi per affrontare la questione è dovuto ricorrere a soluzioni più economiche. La Regione ha messo sul piatto 8,8 milioni di euro, gli unici subito disponibili, e ha chiesto un prestito di 14 milioni all’Aipo, l’agenzia interregionale per il Po. Soldi che bastano appena a far cominciare il complesso piano d’intervento per tutta la rete, tornato d’attualità dopo il clamoroso allagamento di settembre che bloccò il quartiere di Niguarda e causò la chiusura di tre stazioni della metropolitana.

Nella riunione non si è però parlato solo di finanziamenti. Due sono i progetti messi in campo per iniziare a sbrogliare la matassa: un ampliamento del 20 per cento della capacità dello scolmatore nord ovest e la costruzione di una cassa di espansione nei pressi di Senago. Entrambi non sono sufficienti a risolvere il problema delle esondazioni del Seveso e non sono esenti da complicazioni: il consiglio comunale di Senago infatti aveva già votato — all’unanimità — contro il progetto della vasca e il sindaco sarà adesso costretto a riportare la questione sui banchi dei consiglieri. Tuttavia questi due progetti rappresentano un primo, fondamentale, passo.

«La strada per risolvere tutti i problemi è lunga — ha spiegato l’assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Bruno Simini — Il prestito accelera tutto e abbiamo avuto la garanzia che già a novembre si potrà cominciare a pensare all’appalto dei lavori». Per essere al sicuro Milano dovrebbe avere un Seveso la cui portata non superi i 40 metri cubi al secondo. «Per fare questo però servono molti altri interventi — prosegue Simini — per esempio dobbiamo risolvere un po’ di problemi a nord di Palazzolo, da cui arriva gran parte dell’acqua del Seveso. Per questo motivo ho dato mandato a Mm di raccogliere tutti i progetti esistenti, nel tentativo di capire cosa si potrà fare». Un aiuto potrà arrivare anche dallo stato di emergenza richiesto dal Comune, la cui domanda è stata inviata al governo dall’assessore regionale alla protezione civile Romano La Russa.

L’impressione generale però è che i finanziamenti per la sistemazione della rete idrica milanese arrivino a rilento e che siano comunque insufficienti ad arginare le emergenze. I 75 milioni stanziati dalla Regione con la delibera del 15 agosto sono per ora un miraggio (così come i fondi promessi dal Cipe) e gli interventi da fare non si limitano al Seveso. Dal 2001, prende polvere negli archivi un progetto per il Lambro: due bypass — uno a Monza e uno a Milano — che consentirebbero il deflusso della portata evitando le 2 o 3 esondazioni annuali. Costo totale, oltre 300 milioni. Ovviamente mai arrivati.

Fonte: La Repubblica.it - 08/10/2010 - Luca de Vito

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